Il primo messaggio è per «i commentatori: si dimenticano di me, ora saliranno tutti sul carro: ma è bello così».
Il secondo è chiaramente per Massimiliano Allegri. «Il mister sa che devo sentirmi importante: è dura farmi passare la passione, ma ho bisogno di essere chiamato in causa qualche volta, altrimenti mi devo nutrire solo di attesa e voglia, e non è facile sfruttare sempre solo 20 minuti – spiega Inzaghi -. L’ultima volta ho giocato contro il Catania e ho segnato, poi sono passate 9 partite in panchina».
L’elisir di lunga vita dell’attaccante è composto di abitudini salutari, lavoro duro e costanza. «E poi tutta la gente del Meazza mi fa dimenticare i momenti duri», sottolinea il rossonero, che è entrato dopo 60′ accompagnato dal boato del pubblico in 18′ ha piazzato una doppietta. Allegri deve ringraziarlo se la serata è finita meglio di come era cominciata.
«Pippo è un esempio per i giovani per il modo in cui entra nelle partite – dice il tecnico del Milan -: ci vuole spirito, veleno in corpo per giocare queste partite ad alto livello».
L’allenatore ha un rammarico: «A 30 secondi dalla fine la partita era vinta: in 4 giorni abbiamo preso due belle mazzate, ma il Milan esce più convinto dei propri mezzi».
Pietrificato da Inzaghi fino al pareggio di Pedro Leon è rimasto Josè Mourinho. «Non ho mai nascosto che Inzaghi mi piace e sono molto felice per lui perchè il suo record è fantastico», sostiene il portoghese, che però ha protestato molto per un presunto fuorigioco («lo era senza dubbio», dice, ma i milanisti denunciano scarso fair play degli spagnoli) in occasione della seconda rete e si porta a casa il pareggio convinto che «possa essere una lezione importante per la mia squadra, che è molto giovane: con il Milan abbiamo dimostrato due cose: il talento e che questa è ancora una squadra un pò naif. Dobbiamo essere più cinici per vincere la Champions».
Insomma, più come Inzaghi, che sul tetto d’Europa è salito già due volte e ora ha indossa anche la corona di re del gol.
