
Mondiali 2018, le confessioni di Lukaku: "In casa quando ero piccolo schivavo i topi..." (foto Ansa)

ROMA –ย Romelu Lukaku, l’attaccante del Belgio che ha siglato una strepitosa doppietta contro [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,-ย Ladyblitz clicca qui โCronaca Oggi, App on Google Play] Panama , parla della sua vita e racconta quanto รจ stato difficile arrivare a questi livelli:
“Ricordo il momento esatto in cui mi resi conto che eravamo in miseria, non semplicemente poveri. Avevo sei anni e, tornando a casa da scuola per la pausa pranzo, vidi mia madre piangere. Quel giorno – ricorda Lukaku – il menรน era lo stesso del giorno prima e di tutti quelli precedenti. Pane e latte allungato con l’acqua era tutto ciรฒ che ci potevamo permettere. La foto di mia madre appiccicata al frigorifero mi ricorda ogni giorno le sofferenze che abbiamo dovuto attraversare”. Sรฌ perchรฉ, cresciuto nell’estrema povertร , gli stenti gli hanno dato lo stimolo a imporsi. “Fu allora che feci una promessa, giurando che un giorno sarebbe cambiato tutto e che avrei smesso di vederci vivere in quelle condizioni”.
“Mio padre era stato giocatore professionista, ma ormai aveva smesso di giocare ed eravamo rimasti senza soldi. La prima cosa che scomparve – ha proseguito Lukaku – fu la Tv: niente piรน calcio. Poi la corrente elettrica: niente piรน luce, spesso per settimane. Quindi l’acqua corrente, via anche quella, e io che mi facevo la doccia in piedi dentro alle pentole, lavandomi i capelli con acqua raccolta in piccole scodelle. Dissi a mia madre che tutto sarebbe cambiato e chiesi a mio padre quando avrei potuto giocare da professionista. ‘A 16 anni’, mi rispose. Bene, dissi, da quel giorno cambierร tutto. E cosรฌ fu”.
“Da quel giorno, ogni volta che giocavo, fosse anche al parco con gli amici, era come una finale. Quando avevo 11 anni – ha raccontato – iniziai a giocare con il Liegi e ricordo i genitori degli avversari lamentarsi perchรฉ secondo loro non potevo avere quell’etร . Dubitavano che fossi nato in Belgio, ma io rispondevo sempre che ero belga, di Anversa. Tutto ciรฒ mi dava sempre piรน forza e mi spingeva a dare il massimo. L’unica cosa che volevo era rispedire gli avversari a casa in lacrime. Da allora, il mio obiettivo รจ stato solo uno: fare la storia del calcio belga. Non volevo essere tra i piรน forti, puntavo ad essere semplicemente il migliore, il piรน forte e il piรน grande di tutti. Perchรฉ ricordavo quando schivavo i ratti in giro per casa, perchรฉ non ho mai potuto guardare la Champions in Tv e perchรฉ ricordo come mi guardavano i genitori degli altri ragazzini. Per me era un missione”.
“Quando compii 12 anni avevo giร segnato 76 gol in 34 partite e feci una scommessa con l’allora tecnico dell’Anderlecht U19: ‘Fammi giocare e segnerรฒ almeno 25 gol entro dicembre. Se non sarร cosรฌ, tornerรฒ in panchina. Mi rise in faccia. Ma se ce l’avessi fatta, lui avrebbe dovuto pulire tutti i pulmini che il club usava per portare i ragazzi agli allenamenti e, in piรน, cucinare pancakes per tutta la squadra ogni giorno. Iil 25 novembre – ha ricordato Lukaku – mangiammo tutti insieme i suoi pancakes”. Da lรฌ al salto in prima squadra il passo fu brevissimo: arrivรฒ ad appena 16 anni e 11 giorni. “Iil tecnico della prima squadra mi chiamรฒ per dirmi di alzarmi dal divano e andare al campo perchรฉ ero stato convocato. Non potevo crederci. Al minuto 63 mi fece entrare e per me fu come andare in paradiso. Quel giorno perdemmo la finale, ma io capii che avevo mantenuto la mia promessa e che da allora sarebbe andato tutto bene”.
