Mondiali, la parola allo stilista: “Allenatori, vestitevi come Lippi, non come Maradona”

Marcello Lippi

Niente giacca e cravatta in panchina, meglio le tute, soprattutto se colorate e supertecniche. Parola di Guillermo Mariotto, stilista e direttore creativo della maison d’alta moda Gattinoni, che promuove a pieni voti il look del ct azzurro Marcello Lippi e boccia senza appello il Maradona, vestito da Prima Comunione, o il Dunga versione cosacco visto ieri sera.

“Lippi mi è sempre piaciuto – ha spiegato Mariotto – e anche in questa occasione non ha sbagliato. Il piumino rosso e la tuta azzurra tecnica sfoggiati nell’esordio contro il Paraguay erano perfetti. In Sudafrica fa freddo, lui fa l’allenatore di una squadra di sportivi e ha fatto bene a vestirsi in modo adatto per il mestiere che fa”.

Maradona, invece, “era pittoresco, molto pittoresco, ma fuori luogo”. “Si è presentato da solito spaccone con il suo vestito chiaro – continua lo stilista noto anche per i suoi commenti caustici dalla giuria di ‘Ballando con le Stelle’ -. Ripeto, bisogna avere un look adatto per la funzione che si ricopre, come fanno gli operatori della nettezza urbana o i poliziotti. Non vedo la necessità di far diventare tutto una fiera della vanità, né di trasformarsi per quello che non si è”.

In questi giorni si è parlato molto dei look, come mai era successo prima. “Evidente il calcio in sé e per sé sta perdendo interesse – dice Mariotto -. Sicuramente in questo momento tutti gli occhi del mondo puntano lì, in Sudafrica, e dunque ogni piccolo particolare acquisisce un rilievo incredibile e internazionale, come le vuvuzelas. Ma è una cosa bella: finalmente si parla di Africa in un modo diverso”.

E se Guillermo Mariotto dovesse vestire “l’allenatore” come lo farebbe? “Tecnico, supertecnico, e con colori forti: il ct deve essere visibile, un punto di riferimento forte per i giocatori. Niente ‘piume o paillettes’, deve sentirsi comodo, a suo agio”. Insomma, la giacca e cravatta rilegate alle occasioni mondane. “Diamine sì, sei in un campo di calcio, stonano!”.

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Maria Elena Perrero