Amar’e Stoudemire, la stella dell’Nba, rivela su Twitter: “Sono ebreo”. Ma non sa cosa sia la Shoah. Tra i cestista più pagati d’America, appena passato per 100 milioni di dollari dai Phoenix Suns ai New York Knicks, dopo un viaggio a Gerusalemme Amar’e non ha dubbi: “A fine carriera andrò a vivere in Israele”. Il campione di basket più alto d’America, due metri e 15, per 15 kg, a 28 anni dopo una visita nella Terra Santa ha dato libero sfogo alla sua sete spirituale.
“Non è ebreo, ma si sente tale”, minimizza ora il suo manager, “sua madre dice che in famiglia c’è qualcosa di quella tradizione, ma non so nemmeno se sia circonciso”. Una stella di David tatuata sul braccia, lo studio dell’ebraico e della religione di Adamo, il sogno di potersi convertire. Ma se si gli si chiede qualcosa sull’antisemitismo nel mondo: “Non ne so molto”. E sulla questione palestinese: “Sono cose che non seguo”.
L’effetto del pellegrinaggio però si vede subito, anche quando si parla di sport: “Quest’anno, sono felice di giocare a New York. Dopo Israele, Manhattan è il luogo con la più alta densità d’ebrei. E io mi sento legato a ogni posto in cui vive un ebreo”.