Le Nike ZoomX Vaporfly NEXT%
ROMA – Scarpe dopanti. Secondo la World Athletics, la Federazione mondiale che si occupa di atletica leggera, le Nike ZoomX Vaporfly NEXT% favorirebbero la corsa degli atleti riducendo lo sforzo. Il tutto perché sono costruite con una speciale miscela di schiume e una piastra di carbonio nell’intersuola con cui, chi le indossa, può correre fino al 4% più veloce di chi invece usa un altro paio di scarpe da running. Un vantaggio al quale la World Athletics vorrebbe mettere fine: la Federazione infatti sta valutando se impedire l’uso di queste “speciali” scarpe alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Scarpe indossate dal corridore keniano Eliud Kipchoge, che nella Maratona di Vienna del 19 ottobre scorso, è sceso sotto il muro delle ore (1 ora, 59 minuti e 40 secondi per percorrere i 42 chilometri e 195 metri del tracciato). Ma anche dalla keniana Brigid Kosgei che detiene il record femminile nella maratona.
La questione gira attorno alla piastra in fibra di carbonio, un materiale così leggero e rigido che agendo come garantirebbe più spinta. Lo spiega Andrea Mola a Il Fatto Quotidiano, ingegnere aerospaziale e matematico alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste: “Quando si comprime una molla ideale le si cede dell’energia ma quando sollevo il carico lei torna alla loro forma originaria ridando indietro tutta l’energia, senza dissipazione. Questo nella sua forma ideale, una molla reale invece ne perde, per esempio sottoforma di calore. In questo senso la “molla” delle scarpe Nike nella sua fase di compressione e di rilascio perde solo il 4%, rispetto ad altre scarpe che invece ne perdono di più”.
Secondo uno studio del New York Times, nella seconda parte del 2019 il 41% di maratoneti che ha usato le Vaporfly è sceso sotto le 3 ore in maratona, un risultato decisamente importante che unisce resistenza e velocità. (fonte IL FATTO QUOTIDIANO).