Oscar Pistorius, giovedì la sentenza. Rischia ergastolo per omicidio Reeva


Oscar Pistorius, giovedì la sentenza. Rischia ergastolo per omicidio Reeva

(ANSA) ROMA – Oscar Pistorius giovedì conoscerà il suo destino: la stella caduta dell’atletica sudafricana accusata dell’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp, che lui peraltro non ha mai negato, ascolterà in aula a Pretoria la sentenza al termine di uno dei processi più mediatici di tutti i tempi, durato oltre sei mesi, e saprà se dovrà affrontare una vita in carcere. Una decisione che poggia interamente sulle spalle della giudice Thokozile Masipa la quale, in assenza di una giuria, non prevista dal sistema giudiziario sudafricano, ha l’onere di soppesare le argomentazioni dell’accusa, della difesa e le prove materiali ed emettere verdetto e relativa sentenza.

Il verdetto sarà di colpevolezza o non colpevolezza rispetto all’imputazione di “omicidio premeditato” che l’accusa tenta di dimostrare e che, se comprovata, comporterebbe per Pistorius l’ergastolo, con una pena minima da scontare di 25 anni. In questo caso vorrebbe dire che la giudice accoglie oltre ogni ragionevole dubbio la tesi che l’atleta, la notte di San Valentino di 19 mesi fa, consapevolmente abbia sparato quattro colpi attraverso la porta del bagno di casa per uccidere, sapendo che al suo interno si trovava Reeva, dopo una lite furibonda.

Lite che le testimonianze dei vicini che udirono urla e strepiti prima degli spari sembrerebbero confermare. Ma il verdetto potrebbe essere anche più sfumato: la giudice Matsipa potrebbe decidere che, benchè l’omicidio sia volontario, Pistorius, in preda a impulsi di ira o di paura incontrollabili abbia premuto il grilletto ma senza premeditazione, senza “malizia”: in questo caso l’atleta potrebbe restare in carcere una quindicina d’anni.

Infine, la giudice potrebbe giudicare Pistorius colpevole di “omicidio colposo”, che abbia ucciso “in buona fede”, ritenendo che dietro alla porta del bagno vi fosse acquattato un ladro e non la fidanzata. E’ la versione che l’imputato ha difeso sin dall’inizio: una sorta di “eccesso di difesa”, un’esplosione di forza letale dettata dalla paura, dal desiderio di difendere se stesso e Reeva contro un intruso senza volto, nel cuore della notte, nell’intimità della loro casa dove fino a quel momento avevano dormito insieme.

Dunque niente lite, niente rabbia, solo la paura di un individuo abituato a convivere con difficoltà con la minaccia del crimine – un sentimento diffuso in Sudafrica, specie fra le elites – e alle prese con un’infanzia difficile e segnata dall’handicap fisico. In questo caso la pena sarebbe a discrezione del giudice.

L’accusatore, il “mastino” Gerrie Nel, è riuscito a erodere in parte i pilastri della tesi difensiva, imbastita dall’ avvocato Barry Roux, mettendo più volte in contraddizione Pistorius nel controinterrogatorio, dimostrando l’illogicità del suo comportamento. Ma l’irrazionalità non offre materiale univoco per alimentare la tesi della volontarietà dell’omicidio. La giudice ha di fronte una matassa estremamente intricata, ma una cosa appare certa: difficilmente Pistorius potràcavarsela con un’assoluzione completa, e difficilmente il suo handicap potrà essere decisivo, senza creare un precedente difficilmente giustificabile.

Che l’imputazione principale sia dimostrata o meno, il carcere per lui si prospetta anche per i reati minori, dagli spari con la rivoltella in episodi di intemperanza precedenti all’omicidio, alla detenzione illegale di munizioni. Comunque si tratterebbe di anni di carcere. Carcere che però Pistorius, secondo l’autore di un blog sudafricano, David Dadic, potrebbe evitare per lungo tempo, di ricorso in ricorso, fino alla Corte costituzionale. E si parla potenzialmente di anni.

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Emiliano Condò