Paolo Di Canio: “Non sono fascista, mai stato razzista”. Abiura da sfinimento?

LONDRA – Alla fine ha dovuto fare retromarcia. Paolo Di Canio dopo giorni di polemiche si arrende e “abiura”: “Non sono un fascista”.  Che sia vera retromarcia o semplice e pragmatica necessità lavorativa difficile dirlo con certezza: fanno fede le frasi di Di Canio, arrivate faticosamente dopo giorni di interviste in cui l’ex calciatore di Lazio e Juve con fatica si è ostinato a non rispondere a domande politiche.

Dopo tre giorni di fuoco incrociato Di Canio ha affidato a un comunicato del suo nuovo club, il Sunderland, quella che spera possa essere la parola fine sulla vicenda. Poche parole, messe per iscritto e non pronunciate a voce come forse la stampa e buona parte dell’Inghilterra avrebbe voluto: “Non sono un razzista e non sostengo l’ideologia fascista. Io rispetto tutti . Non sono un politico, e non sono affiliato a nessuna organizzazione”. 

Parole, queste, che al tecnico del Sunderland devono essere costate fatica se è vero, come è vero, che per tre giorni Di Canio si è ostinato a non rispondere alla domanda che sempre più giornalisti in Inghilterra gli ponevano: “Di Canio, lei è un fascista?”. Prima l’ex giocatore della Lazio ha provato ad essere evasivo, a non rispondere, parlando genericamente di “valori” e negando invece con fermezza di essere razzista.

Ma ai giornali inglesi non è bastato. Come non è bastata l’evidenza dell’amicizia di Di Canio con Trevor Sinclair e Chris Powell, l’allenatore del Charlton, entrambi di colore. Basta guardare un qualsiasi archivio per trovare le foto di Di Canio che saluta a braccio teso, il tatuaggio dux, e qualche altro episodio discutibile anche quando il giocatore era già arrivato in Inghilterra.

Tutto è cominciato quando Di Canio è stato chiamato sulla panchina del Sunderland. Una scelta indiscutibile sul piano tecnico visti gli ottimi risultati da allenatore dello Swindon. Eppure a Sunderland, città sulla costa orientale dell’Inghilterra, non tutti hanno condiviso la scelta. Nello specifico a mettersi di traverso è stato David Milliband, leader laburista e, fino all’arrivo di Di Canio, membro del consiglio di amministrazione del club. Milliband ha detto che in un club che stipendiava un fascista non ci voleva stare e si è dimesso.

Un gesto che non è passato inosservato. Perché se in Italia ai saluti a braccio teso di Di Canio eravamo in qualche modo assuefatti in Inghilterra i giornalisti hanno iniziato a scavare. Soprattutto davanti alle risposte evasive di Di Canio. Così il Daily Mirror ha tirato fuori le foto del funerale di Paolo Signorelli, estremista di destra morto nel 2010. Il Mirror ricorda i 10 anni di carcere per la strage di Bologna, reato per cui Signorelli fu successivamente assolto. Restano, invece, le condanne per associazione sovversiva e banda armata.

Non è comunque la prima volta che Di Canio fa discutere in Inghilterra. Ai tempi dello Swindon è stato anche indagato per presunti insulti razzisti ad un suo giocatore di colore, Jonathan Tehoue. Di Canio allora parlò di un’esclusione tecnica e la faccenda rientrò dopo un comunicato di scuse del suo club. Certo ora che il “fascista non razzista” come lo definisce il Guardian, arriva in Premier league la sua situazione torna a fare molto più rumore.

 

 

Published by
Emiliano Condò