ROMA – Non sarà la droga e nemmeno le scommesse a far “esplodere” il mondo del calcio, ma “il connubio con la criminalità e quando arriverà lo scandalo dei calciatori gay“. Lo ha detto Carlo Petrini, intervistato da Tgcom. Petrini è un ex giocatore che ha scritto molti libri per denunciare il “marcio” nel mondo del calcio. Egli stesso ha una malattia che, ha spiegato più volte, gli sarebbe stata procurata dall’uso di sostanze “sospette”.
Ecco che ha detto a proposito dei giocatori gay: “Prima o poi si ammetterà la presenza di giocatori omosessuali. Per ora si sta cercando di nasconderlo: troppo “machi” gli italiani per accettare l’idea che i giocatori di calcio possano essere gay. Ma come si fa a credere che non ce ne siano? Secondo una recente statistica fra gli sportivi professionisti sono il 10%: possibile pensare che i calciatori solo non lo siano? Pensate che noi giocatori siamo uomini diversi dagli altri? Prima o poi esploderà”.
Petrini è stato interpellato dopo che è stato riaperto il caso di Denis Bergamini, ex giocatore del Cosenza trovato morto nel 1989. Petrini ha sempre sostenuto che Bergamini non si fosse suicidato, né che forse morto per una fatalità: “Bergamini è morto perché, dopo essere finito in un giro di droga, ha deciso di uscirne. Ma quando ha solo accennato di voler chiamarsi fuori, ha firmato la sua condanna a morte. In molti sapevano e in molti hanno taciuto: impossibile credere che Padovano, suo compagno di squadra e amico, non sapesse. Anzi gli sviluppi che la vicenda di Padovano ha avuto (condannato per spaccio di stupefacenti), conferma quello che io avevo intuito e scritto ne Il calciatore suicidato”.
