
La Lazio sola in testa per restarci, la Juve ‘italiana’ con la garanzia Del Neri, il Milan che ripropone giocatori dal sapore antico accanto ai nuovi campioni.
E poi la crisi della ‘sua’ Fiorentina, legata agli infortuni. Cesare Prandelli e’ spettatore inerme di fronte al campionato giunto alla sua sesta giornata.
”E’ ricco per se stesso, equilibratissimo, ma povero per la mia nazionale: deluso no, pero’ mi aspettavo qualcosa di piu”’, dice con Irlanda e Serbia in vista, una volta ritrovati i suoi azzurri.
Un gruppo senza Balotelli ne’ colpi d’ala, col paradosso che la novita’ e’ Zambrotta. Le due sfide di ottobre sono il bivio cruciale nella qualificazione a Euro 2012 (”partite decisive, assolutamente si”, annuisce il commissario tecnico). E la nuova nazionale di Prandelli vi arriva in condizioni assai piu’ precarie di quelle che il suo nuovo demiurgo si auspicava.
Non solo per gli infortuni di Balotelli o Montolivo. Manca quel guizzo atteso dal campionato, lo spunto per poter aggiungere piuttosto che sottrarre e basta. ”Il mio progetto resta intatto, io non torno indietro. Ma in questo momento mi adatto, visto che non ci sono giovani all’altezza e non ho alternative valide ai giocatori che qui non sono potuti venire”, dice senza nascondere un po’ di amarezza. L’emblema di quest’Italia di passaggio e’ Gianluca Zambrotta, cui si sono riaperte le porte della nazionale e chissa’ se solo per una volta.
Era uno dei ‘trombati’ illustri del mondiale sudafricano, a 33 anni viene ripescato grazie a una forma fisica ”ottima”, al suo entusiasmo, ma soprattutto per emergenza. ”Se in quel ruolo non vedo giovani di prospettive, piuttosto che un ventottenne senza esperienza internazionale chiamo uno come lui, quasi cento maglie azzurre sulle spalle, una buona forma fisica e tanta disponibilita”’, la spiegazione di Prandelli, tornato un po’ all’era Lippi. Chiedeva al campionato idee fresche, volti nuovi, ragazzi maturi. E invece si ritrova ad applaudire ”l’equilibrio del torneo” e la ”voglia di puntare sul gioco di squadre con minor tasso tecnico”. Giocatori, pero’, pochi. Ne’ Santon ne’ Schelotto, per fare qualche nome sotto osservazione. Anzi, qualche certezza gia’ acquisita e due del gruppo dei 23 li ha persi per infortunio, Gilardino e Antonelli. In particolare la prima assenza rimette in ballo persino l’Italia riadattata che Prandelli aveva in mente. ”Il mio progetto originario e’ chiaro – ribadisce – Un tridente con una punta centrale e Cassano piu’ Balotelli. Ma se Mario e’ assente, uno delle sue caratteristiche non ce l’ho”. L’idea era allora, se non un 4-3-3 con Pepe, due centravanti (Gilardino-Borriello) piu’ un centrocampo a rombo, ”con un ‘trequartista’ o un centrocampista offensivo”. Ovvero con Cassano, pure appesantito dalle tante partite di questo inizio stagione, o Mauri.
”Il fatto e’ che di trequartisti veri, come li intendevamo noi, l’Italia non ne ha piu’ – l’altra considerazione di Prandelli – Pero’ ci sono seconde punte in grado di farlo”. E se Cassano sapra’ sfruttare questi giorni per recuperare ”dalle fatiche di una partita ogni tre giorni”, gia’ a Belfast venerdi’ potrebbe essere 4-3-1-2. Adattato, purche’ vincente. Per questo Prandelli ha rimpiazzato Gilardino con Floccari, un altra punta centrale piuttosto che Quagliarella.
”L’ultima volta abbiamo vinto due partite e siamo scesi di due posizioni nella classifica Fifa: firmerei per rivincerle tutte e due e calare di altre posizioni”, la scaramanzia del ct. In attesa di tempi migliori.
”Mi auguro che tra cinque o sei mesi il campionato mi proponga giovani maturi, in grado di venir qui a crescere con chi ha gia’ un bagaglio – l’auspicio – Ora ne avevamo sotto osservazione quattro, due sono infortunati e altri due non hanno dimostrato di essere all’altezza delle aspettative. Cambiar ruolo a qualcuno? Non posso essere io a farlo, se l’input non viene dal campionato”.
E per ora, la serie A delle sorprese ha stupito tutti meno che l’uomo della rifondazione.
