Processo Calciopoli, liti tra magistrati: censurata Teresa Casoria

Luciano Moggi (foto LaPresse)

ROMA – La censura per ”violazione dei doveri di equilibrio” e ”offese ai colleghi” alla giudice Teresa Casoria, presidente di sezione del tribunale di Napoli e del collegio giudicante di Calciopoli: è la sanzione emessa dalla disciplinare del Csm, che l’ha assolta dalle accuse più gravi in merito alla gestione dell’ufficio, riconoscendo pero’ le intemperanze verbali del magistrato napoletano nei confronti dei colleghi.

La vicenda degli attriti interni all’ufficio è contenuta anche nell’istanza di ricusazione che i pm Giuseppe Narducci e Stefano Capuano (sentiti dal Csm come testi), che sostengono l’accusa di Calciopoli, hanno avanzato nei confronti della Casoria. Il provvedimento disciplinare potrebbe quindi rappresentare un tassello in più per la decisione della Corte d’Appello che il 20 maggio dovrà giudicare (dopo il rinvio del 25 marzo scorso) sull’istanza di ricusazione (la terza in tutto, la seconda da parte dell’accusa).

Uno degli episodi per i quali la giudice è stata sanzionata riguarda proprio il processo sugli illeciti nel calcio: rispondendo alle colleghe del collegio giudicante, Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi, sui dubbi di un loro eventuale trasferimento la Casoria, ha detto: ”Tanto ve ne andate voi e arrivano altri due animali al vostro posto”, aggiungendo però di avere grande considerazione per il mondo animale.

La discolpa della giudice Casoria, difesa appassionatamente dal fratello Antonio Casoria, anch’egli magistrato, è diventato un atto d’accusa nei confronti della procura che ha istruito il processo Calciopoli, sul quale pende la mannaia della prescrizione. Davanti al Csm ha parlato di ”pm renitenti” a fare la requisitoria e ha accusato il procuratore della Repubblica di aver fatto pressioni sul presidente del tribunale per farla astenere dal processo, vista la richiesta di ricusazione.

Ha quindi aggiunto: ”Non possiamo più parlare! C’è solo l’indipendenza dei pubblici ministeri. Il procuratore della Repubblica tiene sotto lo schiaffo il presidente del tribunale”. Casoria ha anche riferito di una lettera indirizzata da Giovandomenico Lepore, il capo della procura, al presidente del tribunale Carlo Alemi: ”Lo scrive in maniera edulcorata – ha affermato – ma il senso è quello. Vedi che devi fare per farla astenere”.

Lei ha invece formulato una dichiarazione scritta di non astensione, pur ammettendo che è una pratica anomala: ”Dove è prevista la dichiarazione di non astensione? In quale codice?”. La lettera – ha commentato con i giornalisti il presidente del tribunale Alemi – non era ”riservata”: anzi lui stesso la trasmise alla Casoria ”invitandola a fare le proprie valutazioni”. Alemi ha anche ricordato che ”il procedimento disciplinare è scaturito da un esposto presentato dai giudici della sua sezione”, si tratta dunque di ”un’ iniziativa adottata dai giudici e non dai pubblici ministeri”, che hanno invece ricusato la giudice.

Nel movimentato processo, caratterizzato anche da un’istanza alla Cassazione da parte della difesa ”per procedimento abnorme” di esclusione delle parti civili, Casoria rivendica di aver sostenuto strenuamente il prosieguo dell’iter: ”Se non avessi fatto quel ‘procedimento abnorme’ – si è giustificata – il processo non si sarebbe fatto, perché come parti civili si erano presentati pure i singoli tifosi…”, quindi tantissime persone. Le parti attendono ora la pronuncia sulla ricusazione. Prima di allora il processo riprenderà il 19 aprile con la consegna della perizia su alcune telefonate intercettate, mentre il 3 maggio dovrebbe cominciare la requisitoria dei pm.

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Emiliano Condò