
ROMA – Qatar 2022: un Mondiale sotto l’albero di Natale (dal 19 novembre al 23 dicembre). Il campionato del mondo di calcio del 2022 si giocherà come stabilito in Qatar: la sorpresa, che dissacra il tradizionale rito estivo, è che la finale arriverà due giorni prima di Natale. La Fifa ha scelto infatti le date del Mondiale, manca solo la conferma definitiva del Comitato esecutivo (20 marzo a Zurigo): dal 19 novembre al 23 dicembre.
La giustificazione è il gran caldo in Medio Oriente: solo a fine anno in Qatar ci sono le condizioni per una manifestazione sportiva degna di questo nome, con temperature intorno ai 30 gradi (ma con il 70% di umidità). Spettatori in tv, sicuramente noi abitanti dell’emisfero settentrionale, ci rintaneremo invece al calduccio delle case: non ci potremo credere, notti magiche mentre fuori magari nevica, i fortunati che si getteranno nelle fontane a rischio polmonite, i tanti che il conto degli anni lo fanno a scadenza quadriennale frastornati dal centravanti finito chissà come nel presepe…
E poi i ritmi di lavoro invernali, con che faccia potremo andarcene prima dall’ufficio per vedere il Ghana o il Brasile (per gli azzurri si continua a confidare nell’indulgenza plenaria). I miliardi del Qatar – ed è già un delitto solo soprassedere sugli operai schiavi già morti a centinaia – sconvolgono un palinsesto emotivo consolidato, infrangono certezze acquisite. Il campionato di calcio inizierà in piena estate, le feste natalizie saranno minacciate dalla concorrenza di una religione, quella del pallone, che non ammette apostasie e non tollera divinità altre.
Massimo Gramellini su La Stampa invita, ma solo alla fine del suo articolo, a non farsi prendere dallo sconforto (“pensate a un derby a Ferragosto, che sciccheria”). Prima, però, dà sfogo “all’animale conservatore e nostalgico” rintanato in ogni essere calcistico e che rimpiangerà il Mondiale Estivo.
Le scuole finite, le giornate lunghe, le finestre aperte, il nonno davanti al televisore in mutande e canottiera. Una sospensione della vita reale, un interesse improvviso per Finlandia-Ecuador, le regole del fuorigioco spiegate con scarsa pazienza alle donne di casa (ma ora non ci capiamo più niente neanche noi). E l’attesa per gli azzurri, i riti scaramantici, le birre gelate, i gruppi di ascolto durante le notturne accompagnate da pizze fredde e spaghetti scotti eppure, nel ricordo, buonissimi. (Massimo Gramellini, La Stampa)