ROMA – I soci americani potrebbero vendere la A.S. Roma? Cesare Lanza lancia l’allarme nel suo blog, citando un anonimo (lo chiama Tremarella) ma pare informatissimo cronista romano di Roma:
“Ma non è che ‘sti americani, se non si fa lo stadio, vendono la Roma?”.
C’è di peggio, vien da dire. Se è vero quel che dicono Roma squadra di calcio abbandonata a se stessa senza mezzi né acquisti e magari qualche svendita. Roma città con un po’ di metri cubi in più, tre grattacieli alti 220 metri e un buco al posto dello stadio.
La questione stadio della Roma, spiega Cesare Lanza,
“è messa molto peggio di quanto abbiano scritto i giornali. Nell’incontro con Mark Pannes, il sindaco Ignazio Marino ha fatto fuoco e fiamme, rigorosamente in inglese, quando il plenipotenziario di James Pallotta ha chiesto di far partire prima le opere a compensazione (vale a dire centro commerciale, negozi e hotel) e poi stadio e infrastrutture.
Marino ha escluso l’eventualità e ha richiamato la Roma agli impegni presi. Ha anche ricordato che lui ha messo la faccia sull’impresa e non accetta ripensamenti. Il problema è il costruttore, ha detto Mark Pannes, non ha liquidità per partire e deve già 600 milioni di euro alle banche. Cambiatelo, ha tagliato corto il sindaco. Ma cambiarlo significa cambiare anche area e quindi ripartire daccapo”.
Gelida conseguenza che peraltro solo un tifoso col prosciutto del tifo sugli occhi poteva non vedere fin da quando questi sono partiti da Boston per comprare una squadra di calcio a Roma senza apparenti ragioni sentimentali, una squadra dove un abile manovratore di denaro come Franco Sensi ha lasciato parecchio sangue:
“Chiosa di un vecchio suiveur che ha assistito al gelido finale: «Ma non è che ‘sti americani, se non si fa lo stadio, vendono la Roma?»”.
C’è un altro rischio: se Marino cede e i costruttori partono con le opere a compensazione, vista la precaria situazione finanziaria denunciata, c’è il rischio che alla fine comunque mancheranno i soldi per fare lo stadio, visto che le opere a compensazioni difficilmente porteranno profitti in tempi rapidi. Scenario apocalittico: centro commerciale in avviamento, negozi mezzi vuoti, hotel a metà, lo stadio un buco nel terreno.
Per ora comunque le cose stanno a “carissimi amici” e contro le parole cariche di entusiasmo di Pallotta pesano come pietre tombali le parole, “non si sa neanche se si fa”, dette dall’assessore all’urbanistica di Roma Giovanni Caudo, dette lunedì sera davanti a un gruppo di cittadini interessati alla location dello stadio. Informa Insideroma.it, citando l’assessore Giovanni Caudo, che:
1. “tre mesi e mezzo dopo l’approvazione della delibera (sulla pubblica utilità del progetto, il 22 dicembre 2014, n.d.r.), il proponente privato sta ancora valutando se fare o meno l’operazione”.
2. “In questo momento in Comune non c’è nessun progetto dello stadio e nessuna procedura aperta”.
3. [Secondo l’iter indicato dalla legge di Stabilità 2014 (n° 147/2013, commi 303, 304, 305),] il proponente (Parnasi con Pallotta) deve recepire i dettami del Comune e ripresentargli il progetto corretto, che poi lo stesso Comune, dopo un veloce esame, girerà alla Regione, che avrà sei mesi di tempo per una nuova valutazione.
4. Attualmente siamo proprio nella fase, iniziata con la delibera del 22 dicembre, in cui Parnasi e Pallotta devono correggere il progetto e valutare se vale la pena continuare.
5. I tempi si sono allungati: Caudo non dà certezze sul proseguimento dell’iter mentre il Comune di Roma, la scorsa settimana, aveva annunciato che “la società si è impegnata a consegnare entro il 15 giugno l’intero progetto comprendente lo stadio, le infrastrutture necessarie e gli altri edifici”.