ROMA – La morte del conte Francesco Marini Dettina risveglia nella mente dei tifosi giallorossi con qualche anno sulle spalle un episodio d'un calcio d'altri tempi, oggi inimmaginabile. L'evento passo' alla storia come 'la colletta del Sistina', una sottoscrizione lanciata – non si sa bene se da un giornalista o dall'allora tecnico Juan Carlos Lorenzo – nel teatro piu' in voga della capitale negli anni Sessanta.
A gennaio del '65 la societa' era sull'orlo del fallimento finanziario. S'era svenata, ma con scarsi risultati sportivi, per comprare campioni come John Charles (ormai a fine carriera) e, soprattutto, il brasiliano Angelo Sormani, pagato l'astronomica cifra di 500 milioni. Bisognava trovare il denaro per la trasferta a Vicenza, in programma all'inizio dell'anno.
L'appello al buon cuore dei tifosi riempi' il prestigioso teatro e moneta dopo moneta furono raccolte 6-700mila lire. Sul palco, insieme ad altri giocatori, c'era anche il capitano Giacomo Losi. Lui stesso, nonostante il grande imbarazzo, comincio' a girare con un cappello tra la gente per raccogliere il denaro. L'immagine della societa' ne usci' compromessa. Marini Dettina rifiuto' la somma (comunque insufficiente), ma rimase per sempre il presidente della 'colletta'.
I giocatori non ricevevano lo stipendio da diversi mesi, avevano anche minacciato di scioperare, ma poi continuavano ad andare in campo. E quel denaro non lo usarono per viaggiare (la trasferta se la pagarono da soli), ma lo devolsero alle vittime del Vajont.
Qualcuno parlo' di una messa in scena (con tanto di stampa e telecamere) organizzata per screditare la figura del presidente (un gentiluomo alle prime armi nel mondo del calcio) e costringerlo a lasciare. Lo pensava anche lo stesso Losi, che a molti anni di distanza, ricordando quella mattina, parlo' di una farsa umiliante.
