Roma, Luis Enrique: “Futuro? Sarà importante incontro con società”

Luis Enrique (La Presse)

ROMA – “Non so se andrò via. Il mio futuro ora non è importante, non interessa nemmeno a me. L’incontro con la società a fine stagione sarà importante. Io non chiedo nulla, sanno quali sono le mie idee”. Luis Enrique non scioglie i dubbi relativi al proprio futuro: mancano 2 giornate alla fine del campionato e l’allenatore della Roma pensa solo ai 180 minuti finali.

“Le voci su altri tecnici non mi danno assolutamente fastidio. E non danno fastidio alla squadra, i giocatori sanno che devono dare il massimo fino alla fine”, dice l’asturiano. “Quando ho deciso di venire qui, non sapevo con certezza cosa aspettarmi. La prima cosa che ho sentito dai tifosi è “falli correre” e “fuori le p….”. All’inizio non avevo capito bene cosa volesse dire… Pensavo si parlasse di palloni, poi ho capito… Con i giocatori abbiamo raggiunto un accordo: se lascio fuori Curci, non succede niente. Se lascio fuori Totti o De Rossi, succede il finimondo… “, dice Luis Enrique alla vigilia della sfida casalinga con il Catania.

“Ho scelto la strada più giusta, privilegiando gli interessi della squadra e penalizzando quelli dell’allenatore. E lo rifarei, perchè sono convinto che si arriva a vincere come squadra: un calciatore fa vincere una partita, la squadra vince i titoli”, aggiunge. La gara con il Catania è anche un duello con Vincenzo Montella. Il tecnico dei siciliani ha scritto pagine importanti con la maglia della Roma e lo scorso anno ha guidato la formazione giallorossa nel finale di stagione. “Montella non è solo l’idolo dei tifosi, è anche il mio idolo. Da calciatore ha segnato 4 gol in un derby, ora è un allenatore di altissimo livello. Non c’è nessun confronto con lui, gli auguro un grandissimo futuro”, dice lo spagnolo.

Domani la Roma si congederà dal pubblico dell’Olimpico. “Il tifo è passionale, i nostri tifosi sono instancabili. Perdiamo una brutta partita e il giorno dopo loro sono ancora qui: sono fedeli al massimo, è un tifo incredibile. Non riesco a immaginare cosa succederebbe se questa squadra vincesse 4 partite su 5”, afferma Luis Enrique.

“Contro il Catania giochiamo l’ultima partita in casa, mi aspetto un comportamento perfetto del nostro pubblico. All’Olimpico non siamo partiti benissimo, ma in linea di massima abbiamo fatto bene. Vorrei vedere sempre il sostegno dei tifosi. Se poi mi insultano in 10 o in 15, è difficile valutare. Allo stadio, la gente si sfoga: è normale che si arrabbi. Non sono un marziano. Il calcio italiano è un pò diverso, ma ci sono sempre due porte e un pò pallone. Umanamente e calcisticamente non ho trovato un ambiente così differente”, prosegue.

I discorsi relativi alla panchina rischiano di far passare in secondo piano gli obiettivi della squadra. “Oggi si parla del Catania, non del futuro di Luis Enrique. Si parla del futuro della squadra, che è ancora in corsa per l’Europa. Entrare nelle Coppe è importante: un allenatore e una squadra si giudicano in base ai risultati”

, ribadisce. Infine, una battuta sul caso legato all’aggressione di Delio Rossi, ormai ex tecnico della Fiorentina, ai danni di Adem Ljajic. “Mi dispiace moltissimo per quello che è successo a Firenze. Comprendo la sofferenza di Delio Rossi e del giocatore. È accaduto qualcosa di brutto, ma sono convinto che siano entrambe brave persone”.

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FIlippo Limoncelli