As Roma, il messaggio di Montella a Vucinic e Menez: “Il talento non basta”

Vincenzo Montella (foto LaPresse)

ROMA – Non si sente tradito da nessuno, ma a qualcuno non le manda certo a dire. Alla vigilia della semifinale d’andata con l’Inter – in programma martedì sera allo stadio Olimpico – il tecnico della Roma, Vincenzo Montella, difende la squadra ”perché sta dando quello che può in questo momento”, ma riprende pubblicamente due giocatori come Jeremy Menez e Mirko Vucinic, sommersi dai fischi dei tifosi in occasione del ko interno col Palermo che ha tramutato in un miraggio il quarto posto in campionato e la conseguente partecipazione alla prossima Champions League.

”I loro atteggiamenti a volte possono dar fastidio – ammette Montella in conferenza stampa -, ma è difficile cambiarli perché sono radicati. Viceversa, i comportamenti si possono smussare, e io credo che sotto questo punto di vista sono migliorati moltissimo. Credo che chi indossa la maglia della Roma però  non può avere solo talento, deve avere anche personalità, quindi talvolta i fischi possono far bene se si ha voglia di dimostrare il proprio valore e si ha la personalità, il carattere per reagire a queste situazioni. E se si vuole andare via, l’unico modo per dimostrare di valere una squadra migliore della Roma è giocar bene, perché è sempre il campo a dare determinate risposte”.

Risposte che evidentemente Montella si attendeva da Menez e Vucinic e che, nonostante la fiducia, sono mancate in più di un’occasione. La ‘ramanzina’, però, è in parte smorzata quando il tecnico spiega di non sentirsi tradito “da nessuno perché credo che ogni giocatore stia dando quello che può  in questo momento”. “Certo, è un dato di fatto che quest’anno nelle partite dove si poteva fare il salto di qualità  si sono commessi sempre gli stessi errori e non può essere un caso – aggiunge Montella – E’ una squadra da rifondare? Non è questo il punto e non voglio rispondere”.

Meglio insomma tenere per sé i pensieri sulla Roma del futuro, così come non è il caso di rendere pubblici i discorsi che si fanno a Trigoria. “Quello che devo dire alla squadra lo dico nello spogliatoio e quello che penso sia giusto dire pubblicamente lo dico pubblicamente – sottolinea l’allenatore – Per me sarebbe molto facile, in questo contesto, dire le cose che la gente vuole sentire, buttare la croce addosso ad alcuni e conquistare così il consenso popolare, ma a me non interessa”.

Nella testa di Montella, al momento, c’e’ invece la sfida all’Inter: “Sicuramente siamo due squadre ferite per il cammino che abbiamo avuto in campionato. La Coppa Italia e’ quasi l’ultimo traguardo stagionale per entrambe, ma noi ci teniamo particolarmente ad andare in finale perche’ siamo a 9 trofei e perché si giocherà all’Olimpico”.

“La differenza la fara’ lo spessore, la personalita’ dei giocatori, piu’ che il talento o le giocate ad effetto – la convinzione del tecnico -. Quindi credo che conti molto il temperamento: chi ne avra’ di piu’, vincera’ la partita”. Che ancora una volta Montella affrontera’ schierando la formazione col 4-2-3-1 (“per cambiare determinate cose tatticamente ci vuole tempo”), con Borriello nel ruolo di unica punta al posto dello squalificato Totti. In difesa, al fianco di Burdisso tornera’ Juan, con Cassetti e Riise sulle fasce. Sulla linea dei trequartisti, sorretti da De Rossi e Pizzarro a centrocampo, agiranno invece Taddei e Vucinic, con Perrotta favorito su Simplicio nel ruolo di incursore.

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Emiliano Condò