Doveva essere una festa per due. Invece no. Per il Milan potrebbe essere l’anticamera dello scudetto, per il Brescia il lasciapassare per l’inferno. È così nel «Rigamonti» finalmente tutto esaurito, ma la partita con la capolista potrebbe essere l’ultimo gala biancazzurro.
E se il Brescia si gioca moltissimo, Beppe Iachini si gioca tanto. Perchè Corioni, tentato già dalla mossa disperata dopo la scoppola col Genoa, tiene sempre in caldo la soluzione Maifredi. Dipende da come andrà oggi. Serve un miracolo per una Pasqua di resurrezione.
E il Brescia farà di tutto per restare aggrappato ai numeri.
Ormai, però, non dipende solo dai suoi risultati. Non può più perdere un colpo, nemmeno stasera (ore 19) che una sconfitta con la squadra più forte e più continua della serie A 2010-2011 ci sta nei numeri e nella logica delle cose.
LA BATOSTA dell’andata normale non lo è stata. Lo 0-3 di San Siro, datato 4 dicembre, un sabato, maturò in mezz’ora e portò 48 ore dopo all’esonero di Beppe Iachini. Corioni chiamò Mario Beretta, durato 7 partite, condite da 2 vittorie e 5 sconfitte. Mai accettato dai giocatori, il tecnico milanese è stato esonerato il 30 gennaio, dopo un altro 0-3 (con il Chievo in casa). Ed è stato richiamato Iachini, reduce dallo 0-3 (e dagli!) di Genova.
La sfida con il Milan è stata quasi un contorno nella strana, stranissima settimana del Brescia. Ha iniziato Corioni lunedì sera con il preannuncio non inedito di addio («Il mio tempo al Brescia è finito»).
Poi la grande festa di mercoledì della Curva Nord a San Polo, con la parata di ex e gli applausi degli oltre 2.000 tifosi alla squadra: «Sembra che abbiamo vinto lo scudetto», il commento di un compiaciuto Iachini.
Il cruccio dell’allenatore è il modulo. Va bene che, al punto in cui è il Brescia (vincere o rassegnarsi definitivamente), conta in primis l’aspetto psicologico, la testa, la volontà di crederci e di non mollare i pappafichi di fronte alla superiorità rossonera.