Rosella Sensi, presidente della Roma, è contestata aspramente da due anni da una fetta consistente del tifo giallorosso.
Molti tifosi ritengono Franco, il papà, l’ultimo “Sensi” della storia della Roma.
A cosa è dovuto questo astio?
I motivi di risentimento sono prevalentemente due: la gestione della società, soprattutto il calciomercato, e la cattiva comunicazione.
La mancata campagna acquisti della scorsa estate è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza della tifoseria.
Tra l’altro questo immobilismo sul mercato è stato aggravato da risultati vergognosi nel campionato di Serie A. Nulla di cui stare sereni.
Preso atto di questi aspetti la domanda che dobbiamo porci è la seguente: Rosella Sensi vuole davvero “tenersi” la Roma a tutti i costi?
La risposta è no. Rosella Sensi privilegia l’asset A.S.Roma rispetto gli altri esclusivamente perchè è l’unico in positivo.
Tuttavia dinnanzi ad una grande offerta sarebbe obbligata a cedere il pacchetto azionario della società.
La querelle tra Unicredit ed Italpetroli è sotto gli occhi di tutti. Se arrivasse un’offerta di 200/300 milioni di euro la Sensi sarebbe talmente pressata dalle banche che accetterebbe in maniera immediata.
Soros? Fioranelli? Cosa c’è di vero?
Andiamo con ordine. Soros, magnate ricchissimo, non è mai stato realmente interessato all’A.S.Roma. Il motivo è molto semplice:
L’Ungherese non “capisce nulla di calcio”, la Roma era solo uno dei tanti affari che giornalmente passava sul suo tavolo.
Non bisogna essere degli esperti di finanza per capire che un investitore straniero non ha interesse ad investire nel nostro calcio.
Vi siete mai chiesti perchè i “facoltosi arabi con il turbante” investono esclusivamente in Premier League? Perchè nessuno compra la Roma, il Bologna, il Bari e sfuma tutto all’ultimo momento?
Perchè investire nel calcio italiano NON CONVIENE. Questi ricchi “Paperon De’ Paperoni” stranieri non sono tifosi dei nostri club e quindi preferiscono non buttare il loro prezioso denaro.
Perchè il denaro verrebbe buttato nel calcio italiano?
Anche qui la risposta è scontata: 1) mancano stadi di proprietà, 2) la tassazione non agevola investimenti da parte di stranieri, 3) nel caso della Roma la struttura d’allenamento, Trigoria, non appartiene alla società giallorossa, 4) barriere politiche ed interne che non agevolano l’entrata di volti nuovi.
Insomma nulla di nuovo ma tutte cose tristemente vere.
È nell’ultimo periodo che abbiamo toccato il picco più basso dal punto di vista mediatico. Tutti i giornalisti dovrebbero farsi un esame di coscienza.
Una persona di cultura che scrive per un’ampia platea come può, anche minimamente, asserire che un agente FIFA compra un club del costo di 300 milioni di euro? Solo a rileggere questa domanda mi viene da ridere (o da piangere?).
Le notizie “tragicomiche” non sono finite qui: “Tacopina nuovo presidente del Bologna”, “Gli americani sbarcano a Bologna”, “Finisce l’era Sensi, la Roma ai tedeschi”, “Il Bologna diventa albanese:sarà Taci il nuovo presidente”, “Il Bari parlerà americano: Tim Barton nuovo numero 1”. Sempre peggio.
Detto ciò, chi può comprare la Roma?
Anche qui la risposta è scontata: un italiano.
Che tipo di investitore italiano?
La Roma potrà essere ceduta- io mi auguro di no- con un’operazione stile Napoli o Fiorentina.
Queste persone ricche, ma non magnati, aspettano che la squadra venga svalutata per comprarla a “due euro”.
Sono finiti, purtroppo, i presidenti tifosi così come, Totti a parte, sono da tempo ammainate le bandiere.