Trionfo austriaco sul Pirenei nella 16° tappa del Tour de France. Patrick Konrad, 29 anni, campione nazionale d’Austria, alfiere della Bora, ha vinto in solitaria la penultima tappa pirenaica. Vittoria limpida, di forza, di coraggio. A 40 km dal traguardo, con due asperità da affrontare, Konrad ha coraggiosamente lasciato i due compagni di fuga (Bajelants e Duubey) ed se n’è andato nella pioggia e nel vento fino alla linea d’arrivo.
Dietro di lui due inseguitori di buona gamba: Sonny Colbrelli e il talentuoso francese David Gaudu. Niente da fare. Konrad ha accumulato un minuto di vantaggio e ha saputo conservarlo fino al traguardo.Dove è arrivato incredulo della sua impresa, certamente ben costruita, cercata, caparbiamente voluta. Amaro secondo posto (un altro!) di Sonny Colbrelli, comunque sontuoso e abile nel “bruciare” sulla linea d’arrivo Matthews. Sono seguiti Perichon, Bonnamour, Aranburu, Skujins, Bakekants, Gaudu. Ha chiuso la top ten Lorenzo Rota.
Immutata la classifica generale. Pogacar sempre in giallo. È rimasto prudentemente nel gruppo ( che se l’è presa comoda risparmiando così le energie per i prossimi due tapponi; al traguardo con quasi un quarto d’ora di ritardo ) Rigoberto Uran è secondo a 5’18”. Terzo Vingegaard a 5’32”. Carapaz quarto a 5.33”. Quinto O’Connor a 5.58”. Con questi vantaggi lo sloveno Pogacar è in una botte di ferro.
Tappa numero 16. La Pas de la Case-Saint Gaudens di 169 Km. Seconda tappa sui Pirenei. È stata una tappa dura, selettiva, come da previsioni. Vento, pioggia, freddo. Non ha tradito le attese. Numerosi anche gli attacchi in discesa. Prima cima di peso dopo 54 km (Col de Port, seconda categoria, 1.249 metri). Dopo la discesa e il falsopiano c’è stato il traguardo volante di Vic d’Oust. È seguito il Col de la Core (1.395 metri), l’asperità più dura di giornata. Quindi la terza cima, dopo soli 36 km si è presentato il Col de Portet-d’Aspet, dove è posta la statua del compianto Fabio Casartelli, morto nella discesa nel 1995. Tre anni prima aveva vinto l’oro alle Olimpiadi di Barcellona. Insidiosa la discesa, asfalto bagnato. Davanti Konrad, scatenato, inseguito da Gaudu e Sonny Colbrelli. Alle loro spalle un quintetto con l’ottimo Lorenzo Rota. Il gruppo scollina con 12’06” di ritardo. C’è molta stanchezza. Arrivo a Saint Gaudens, nel dipartimento dell’Alta Garonna, ai piedi dei Pirenei centrali. La frontiera spagnola si trova a soli 27 km, a sud della città.
Dopo la tappa odierna ne restano altre cinque e due sono toste. Mercoledì il Col du Portet, la seconda vetta più alta del Tour con il passo a 2.215 metri. Ascesa a dir poco “crudele”, lunga 16 km all’8,7% di media ma con diversi tratti sopra il 10%. Giovedi c’è il mitico Col du Tourmalet, valico a 2.115 metri. Quattro gli italiani passati per primi sul leggendario valico: Bartali lo ha domato nel 1938, Coppi nel ‘49 e ‘52, Alberto Elli nel 1998 e anche nel 1999, Franco Pellizzotti nel 2009 quando correva per la Liquigas, squadra protagonista nelle tre grandi corse con Di Luca, Ivan Basso, Nibali e Sagan.
Due corridori al centro delle chiacchiere in libertà: Pogacar e Nibali. Lo sloveno perché “ ammazza il Tour “, l’italiano perché lo ha lasciato. Addirittura Pogacar ha dovuto replicare alle malelingue che lo sospettano di doping solo perché non rivela i suoi dati. Ha detto il fenomeno : “ Non li diffondo solo perché non voglio dare vantaggi a nessuno. Io non sono dopato “. Vincenzo che era venuto al Tour solo per verificare la sua ( cresciuta) condizione. Sabato parte per Tokyo per riunirsi al resto del gruppo. Cioè Moscon, Bettiol, Caruso, Ciccone . Servirà la sua esperienza.