Un fascicolo con 37 indagati fra gli ultras leccesi. Un fascicolo che si apre e si chiude dal maggio del 2008, ma che, al netto delle numerose diffide e dei provvedimenti cautelari, non ha portato finora – a onor di cronaca – a nessuna condanna. Ora si è riaperto, tre giorni prima del derby di Puglia. L’ultima novità è la querela contro ignoti presentata dal difensore maliano del Lecce, Souleymane Diamoutene, nei giorni successivi alla contestazione “faccia a faccia” subita il 2 dicembre scorso presso l’impianto sportivo “Colaci” di Calimera. E’ l’episodio più recente venuto a rimpolpare la prima ordinanza – datata appunto maggio 2008 – in mano al sostituto procuratore Ennio Cillo e che riguarda i fatti già contestati due anni fa, principalmente per scontri con forze dell’ordine e altre tifoserie, più disordini nel corso della festa del centenario.
Stando alla procura leccese, l’identificazione di uno dei presunti autori della contestazione a Diamoutene sarebbe avvenuta tramite una fotografia: si tratterebbe di Y. Z., 18enne di Lecce, che risponde di violenza privata in concorso. Sarebbe, dunque, stato riconosciuto dal calciatore. Sulla scorta di ulteriori approfondimenti della Digos, insieme a Y. Z., s’è scoperto che avrebbe agito anche M. F., 22enne di Lecce, identificato tramite il giubbotto azzurro che avrebbe indossato quel pomeriggio. I due, con diverse altre persone (al momento non identificate), avrebbero circondato il calciatore, invitandolo, con parole pesanti, a non indossare più la maglia del Lecce. Lo stesso calciatore, comunque, ha sempre escluso che le frasi fossero a sfondo razzista. E dunque, si amplierebbe il quadro, rispetto ad arresti e denunce già avvenuti all’alba del 27 maggio del 2008.
Nell’ordinanza firmata da Cillo, oltre a quelli di M. F. e Y. Z., sono stati aggiunti i nomi di R. S., 18enne di Lecce (lancio di un fumogeno in campo durante Lecce-Napoli del maggio 2009), ma anche di A. F., 34enne di Lecce, G. F., 40enne di Lecce, M. I., 22enne di Lecce, G. L., 38enne di Squinzano, A. P., 25enne di Lecce e A. C., 26enne di Lecce, che, insieme a L. D. M., 30enne di Lecce (già indagato anche nella precedente ordinanza), avrebbero – secondo le accuse – minacciato un altro tifoso che intendeva incitare la squadra, inducendolo al silenzio (alcuni lo avrebbero circondato e strattonato). M. I., inoltre, durante Lecce-Grosseto del 28 novembre scorso, avrebbe intimato ad un paio di steward di smetterla di comunicare con la polizia, sulla vicenda di un drappo esposto e fatto togliere, perché senza autorizzazione degli ultras. Nuovi indagati, anche G. e M. V., 26enni gemelli di Muro Leccese, per aver impugnato grosse cinghie e tentato di aggredire tre tifosi del Torino durante la gara del 10 aprile scorso.
A. D. M., 35enne di Lecce, già indagato a suo tempo, viene inoltre aggiunto insieme ai nomi di A. B., 27enne, e dei già citati M. F. e A. P., per un nuovo episodio. Durante un recente allenamento della squadra a Calimera, avrebbero fatto partire cori contro la polizia, ma anche incitato al lancio di fumogeni e sei bombe carta, tanto da interrompere più volte la seduta. Secondo le accuse formulate dalla Digos, tutto questo sarebbe avvenuto per riaffermare la supremazia degli ultras. Durante la gara con la Fiorentina, il silenzio della curva per protesta contro la tessera del tifoso, non è stato accolto favorevolmente dagli altri settori che hanno invece fatto partire alcuni cori a sostegno della squadra. Tanto che nell’ordinanza si fa esplicito riferimento al comportamento della formazione, a fine gara (partita vinta per 1-0), che non andò sotto la Nord, come accade di solito, ma rimase a centrocampo.
Altri episodi contestati: Y. Z., M. F., V. C. B., 36enne di Lecce, e R. D., 26enne di Leverano, per il lancio di un fumogeno durante Lecce-Siena del 27 ottobre scorso; il lancio sarebbe stato effettuato da F., gli altri lo avrebbero coperto. Nel corso della stessa gara, sul parterre fu esploso anche un grosso petardo “red thunder” e, in questo caso, il fatto è stato attribuito a S. A. P., 21enne di Lecce. Y. Z., infine, con un’altra ventina di persone non identificate, il 9 dicembre scorso, avrebbe scardinato il lucchetto a chiusura del cancello del “Colaci” di Calimera. La seduta d’allenamento era, infatti, a porte chiuse, dopo l’episodio che ha visto al centro Diamoutene.
Fra altri indagati, per i fatti di cui le cronache passate hanno già trattato, avvenuti nel corso del 2008, e che rispondono di accuse a vario titolo, vi sono S. C., 30enne di Lecce, S. D. M., 32enne di Lecce, S. D. M., 31enne di Surbo, G. D. P., 22enne di Muro Leccese, G. G., 27enne di Merine, G. G., 37enne di San Cesario, C. G., 36enne di Lecce, M. M., 25enne di Lecce, S. M., 36enne di Lecce, Y. P., 23enne di Lecce, M. P., 38enne di Lecce, C. P., 24enne di Racale, A. P., 56enne di Lecce, C. Q., 26enne di Surbo, N. L. R., 31enne di Carpignano Salentino, A. P. R., 30enne di Leverano, A. S., 27enne del rione Castromediano di Cavallino, M. S., 35enne di Lecce e P. V. S., 33enne di Campi Salentina.
Giuseppe Milli, avvocato di molti fra gli indagati, intervistato telefonicamente dal sito Lecceprima, ha così commentato: “Siamo ancora più convinti che emergerà la verità dei fatti così come realmente accaduti. D’altro canto, rispetto all’originaria imputazione, la Corte di Cassazione, in sede cautelare, aveva già ridimensionato la portata dell’accusa principale relativa alla presunta sussistenza di un sodalizio criminoso in seno alla curva nord di Lecce. Adesso noi avvocati avremo la possibilità, una volta letti attentamente gli atti processuali, di impostare un’adeguata strategia difensiva in favore dei ragazzi accusati a vario titolo di reato, non ultimo attraverso l’acquisizione di elementi probatori nuovi, simili a quelli già depositati”.
Ad esempio, “un video amatoriale, nel fascicolo del pm relativamente all’accusa di tentato omicidio per il lancio di una bomba carta in direzione della jeep dei carabinieri”. Fatto per il quale è accusato Y. P., comunque scarcerato proprio sulla scorta dell’elemento, che fa muovere seri dubbi sulla sua reale colpevolezza. “Per il resto – ha concluso Milli -, attendiamo di poter dimostrare l’assoluta estraneità dei nostri assistiti sin dall’udienza preliminare, dove, finalmente, potrà aversi un primo contraddittorio tra accusa e difesa. Concludo invitando a riflettere sul fatto che, in alcuni casi, come quello che ci occupa, non sempre è oro quel che luccica”.