Il silenzio quasi assordante di Marassi, e i petardi che hanno portato allo stop di Juve-Parma. Sono le due facce di una domenica di gioco e violenza, perché a un turno dalla fine del campionato la serie A è sempre ad alta tensione.
Non erano bastate le settimane di veleni e polemiche sfociate nella finale di Coppa Italia con il fallaccio di Francesco Totti a Balotelli e le insinuazioni di Mourinho sulla regolarità del campionato: sui campi lontani dai riflettori della corsa scudetto è andata infatti in scena l’ordinaria follia dei tifosi. Quella degli ultrà juventini che, dopo mesi di contestazioni per la stagione ‘no’ della squadra bianconera, al 25′ del primo tempo del match con il Parma hanno cominciato a lanciare petardi verso il settore dei tifosi ospiti (in risposta a un primo lancio, la tesi del tifo bianconero): è stato un botta e risposta, e i sostenitori emiliani sono stati costretti al fuggi fuggi generale: l’arbitro Romeo ha dovuto a sospendere la partita per più di cinque minuti, con lo speaker che minacciava il rinvio definitivo se fosse continuato il lancio di materiale esplosivo. E’ toccato ad Alex Del Piero provare a calmare gli animi: il capitano juventino è andato verso la curva a chiedere al pubblico di fermare il lancio, mentre Morrone aveva chiesto al direttore di gara di dire alt alla partita.. “C’è troppo nervosismo, dovuto anche alle nostre prestazioni, che si trasmette ai tifosi.
E’ normale che subentrino frustrazione e delusione, non è normale che esplodano bombe carta vicino ai bambini”, le parole di Del Piero.
Dai tifosi bianconeri è salito anche il coro diventato triste refrain ‘Se saltelli muore Balotelli’, contro l’attaccante interista diventato bersaglio prediletto della tifoseria juventina. Per i fatti violenti di Torino un ultrà è comunque finito in manette. Per scongiurare il rischio scontri annunciato alla vigilia, Genoa-Milan è andata in scena a porte chiuse, in un silenzio irreale, quasi imbarazzante, come ha detto poi il tecnico rossonero Leonardo. Intanto i tifosi, lasciati fuori dagli spalti, hanno dato vita a una doppia protesta, sfilata a distanza tra Genova e Milano: nel capoluogo ligure la manifestazione già organizzata dai tifosi per ricordare i 15 anni dall’omicidio di Vincenzo Spagnolo, si è di fatto trasformata in una protesta contro la decisione di far svolgere senza pubblico il match di Marassi. “Così si rovina la festa di 25mila tifosi” il coro dei supporter genoani.
I rossoneri hanno invece sfilato davanti alla sede della Lega Calcio per esprimere il loro dissenso sulle porte chiuse: uno striscione su tuttìAssenti-presentì, e qualche attacco al ministro Maroni e alla tessera del tifoso definita ‘un fallimento’.
Anche a Napoli, dove pure si festeggiava il sesto posto che vuol dire Europa, c’é stato un lancio di sassi contro il pullman dell’Atalanta condannata alla retrocessione.
Il virus della violenza non lascia immuni questa domenica nemmeno le serie inferiori: a Carrara in una gara della Lega pro è stata lanciata una bomba carta. Per l’esplosione un magazziniere è finito a terra: molto spavento, ma per fortuna nessuna conseguenza grave.