Maradona era in coma profondo con difficoltà di respirazione e stava per morire in un appartamento di una piccola villa a Josè Ignacio, villaggio stile Portofino sulla costa dell’Uruguay. Il medico che lo salvò ha raccontato solo oggi a “El Pais” di Montevideo, dunque ben nove anni dopo, come l’ex calciatore più forte del mondo, oggi allenatore della nazionale argentina fu salvato.
Il medico si chiama Jorge Romero e fu chiamato nella notte del 4 gennaio del 2000 da Guillermo Coppola il celebre agente e factotum di Maradona. «Dottore corra subito perchè Maradona sta morendo» gli disse Coppola. Romero racconta: «Mi trovai davanti un moribondo. Intorno molte persone che non sapevano cosa fare. Maradona non respirava quasi più. Era in piena crisi di cocaina. Ma il problema era trasportarlo al più presto in un ospedale per farlo respirare».
Il medico fece le manovre fondamentali per consentire all’ex calciatore di continuare a respirare ma dovette scontrarsi con il suo entourage che non voleva chiamare un’ambulanza per non scatenare la stampa. Caricarono Maradona su una jeep e Coppola disse al dottore che se Maradona fosse morto la responsabilità sarebbe stata sua. «In quel momento pensai – racconta Romero – che se Maradona fosse morto nelle mie mani la mia carriera medica era finita».
Miracolosamente la jeep giunse in un piccolo ospedale di Punta dell’Este, celebre stazione balneare uruguyana, più attrezzata del piccolo villaggio dove il dramma era cominciato. Maradona superò diverse crisi di apnea: il suo sistema respiratorio stentava a ripartire. “Il momento più drammatico fu quando la jeep del trasporto _ ha raccontato ancora Romero _ restò senza benzina con Maradona agonizzante.”