Uruguay-Olanda da brivido, i Mondiali aspettano la prima finalista

L’occasione è storica: l’Uruguay mancava dalle semifinali della coppa del mondo da quarant’anni: erano i mondiali del Messico, quelli di Rivera e Mazzola e di Italia-Germania 4-3. E’ quindi troppo ghiotta l’occasione: circa 4mila uruguaiani hanno lasciato il paese in questi giorni per raggiungere Città del Capo dove questa sera la Celeste di Tabarez cercherà la finale contro l’Olanda.

Oscar Tabarez

Per le strade di Città del Capo si sono già cominciate a vedere bandiere del paese e magliette della nazionale. I tifosi ne hanno approfittato per visitare la città e questa sera saranno tutti al Green Point Stadium. Nel sostenere Diego Forlan e Nando Muslera si uniranno probabilmente a loro molti altri tifosi sudafricani: l’Uruguay è infatti la squadra delle quattro rimaste in pista quella che meno di ogni altra godeva dei favori del pronostico ed è quindi naturale che attiri qualche simpatia in più.

Anche se, stavolta, c’è un incrocio di vicende storiche e sportive che fa un po’ traballare il cuore dei sudafricani. L’Uruguay, infatti, è stata la squadra che prima ha ucciso i sogni di un paese, il Sudafrica (con la netta vittoria nel girone sui Bafana Bafana) poi quelli di un intero continente, eliminando il Ghana nella ormai famigerata partita ai rigori. Tabarez ha detto: ”abbiamo fatto tacere le vuvuzela” e con questa frase non si è certo guadagnato le simpatie dei tifosi locali.

Dall’altra parte, però, non c’è proprio una squadra qualsiasi. L’Olanda è (anche se non l’unica) la madrepatria di questa nazione dal passato coloniale. Città del Capo è stata fondata dalla compagnia olandese delle indie anche se nel corso della storia è diventata la città più multiculturale del Sudafrica, con i coloni olandesi che si sono insediati più a nord. La loro lingua è molto simile all’Afrikaans, la più parlata in Sudafrica eppure quella immediatamente collegata alla storia dell’Apartheid. I rapporti fra Olanda e Sudafrica sono stati sempre molto controversi (l’Olanda fu uno dei paesi a condannare per primo e più duramente il regime di segregazione razziale) ma la stragrande maggioranza di quelli che lo praticavano (e quei pochi che continuano ad averne nostalgia) erano i discendenti dei coloni partiti da Rotterdam.

Il cuore di Città del Capo è, insomma, un po’ in subbuglio e incerto con chi schierarsi. L’unica cosa certa, per ora, è la festosa e calorosa accoglienza riservata ai tifosi di tutte le nazionalità.

Published by