Roma, Trigoria – ”Una rivoluzione culturale”, ma anche tecnica, per riportare la Roma a vincere uno scudetto, obbiettivo che la cordata americana guidata da DiBenedetto vuole raggiungere nel breve periodo. Walter Sabatini si e’ messo alle spalle i tanti mesi di ”attivita’ carbonara” (da Natale, ndr), e si e’ presentato alla stampa come il nuovo direttore sportivo della Roma, svelando, tra una sigaretta e l’altra, il progetto della prima societa’ giallorossa targata Usa. Un’ora e mezzo davanti a oltre cento giornalisti, per iniziare la sua avventura romanista, dopo la firma sul contratto (un anno, come da lui chiesto) arrivata proprio in mattinata. ”La gente di Roma e’ in una situazione di astinenza – ha ammesso – fa fatica ad orientarsi. Io cerchero’ di tradurre il pensiero del gruppo DiBenedetto e di Baldini, che sara’ qui a breve.
I progetti non esistono, esiste il lavoro di tutti i giorni, e noi lo faremo bene. Anzi, lo stiamo gia’ facendo”. Al centro della ‘rivoluzione’ ci sara’ il tecnico, Luis Enrique, che nel pomeriggio ha fatto il suo primo ingresso a Trigoria. ”E’ una scelta provocatoria. Ma il motivo per cui l’abbiamo scelto e’ anche simbolico – ha aggiunto – visto che incarna l’idea di calcio che vogliamo perseguire. Portera’ la sua cultura che e’ quella di un intero movimento calcistico. Voglio un allenatore che sappia mettere in campo una squadra che demolisca l’avversario in ogni zona del campo, praticando un calcio arrogante. E’ una scelta coraggiosa che rifarei, anche se all’inizio potrebbero esserci delle difficolta”’. Luis Enrique ”ha firmato per due anni, piu’ opzione per il terzo – ha spiegato il ds – ma un biennio servira’ per capire se sara’ indicato per restare per dieci anni e verificare gli obiettivi. Abbiamo monitorato decine di allenatori, ci siamo avvicinati a nomi importanti, ma non abbiamo percepito grandi motivazioni. Luis Enrique per noi rappresenta una prima scelta, non inferiore a Villas Boas”. Ma non sara’ tutto nuovo, perche’ la nuova Roma riparte da una certezza: Francesco Totti. ”E’ una specie di divinita’. E’ il progetto tecnico della Roma – ha detto -.
E’ intramontabile, come la luce sui tetti di Roma. Certo dipendera’ dalla sua sensibilita’ decidere quando deve andare in campo e quando no”. Una stima che Sabatini ha espresso allo stesso n. 10, tornato a Trigoria oggi per salutarlo e dare il benvenuto a Luis Enrique. Con Totti dovra’ restare anche De Rossi. ”Con Daniele non ho parlato, ma deve rimanere. Faremo di tutto perche’ succeda. Non so quanto chiedera’ per rinnovare – ha detto – ma DiBenedetto qualche deroga me l’ha concessa. Troveremo un accordo, ma anche se non lo trovassimo, fara’ la sua ultima stagione con professionalita’ e la fara’ benissimo”. Una Roma che non fa mistero di voler lottare quanto prima per lo scudetto. ”DiBenedetto vuole vincere il campionato, ma lo scudetto e’ da centrare in qualche tempo”. Intanto urgono le questioni legate al calciomercato. ”Devo parlare con tutti i giocatori, capire se vorranno essere peones o protagonisti. Arriveranno 5-6 calciatori, ma bisogna che qualcuno venga ceduto. Cercheremo di assecondare le richieste di Luis Enrique: un parlottio per giocatori del Barcellona e’ stato fatto (non solo Montoya e Soriano, ma soprattutto Krkic), non so se riusciremo a portarlo avanti. Il budget? Mi e’ stato dato un imprimatur per lavorare liberamente. Il problema non e’ il valore dei giocatori ma l’anagrafe, e le scelte saranno indirizzate ad abbassare l’eta’ media, portando dei giovani”. Proprio per questo, oltre alla rivoluzione culturale, ci sara’ quella tecnica. ”Gli Allievi e la Primavera saranno sotto il controllo diretto della prima squadra e di Luis Enrique”. Ma ci sono gia’ tante spine: Vucinic, Menez, Borriello. ”Marco e’ un problema. Bisogna capire quanto vuole essere un giocatore della Roma” spiega il ds, avvertendo di aver percepito il disagio di Menez (”mi fa impazzire quando ondeggia, ma deve accettare che l’allenatore lo possa impiegare in un ruolo o un altro”) e Vucinic (”grande giocatore, ma devo confrontarmi con lui”). Un nome da sogno da regalare alla piazza romanista? Erik Lamela. ”Dicendo che lo voglio portare a tutti i costi mi esporro’ alle critiche. Ma voglio prenderlo e se non verra’ lui, arrivera’ qualcuno forte come lui”