Vincenzo Nibali ha vinto il Giro d’Italia: le pagelle dalla 96° edizione

Vincenzo Nibali ha vinto il Giro d’Italia (foto LaPresse)

ROMA – Vincenzo Nibali ha vinto la 96° edizione del Giro d’Italia. Il messinese succede sul trono della corsa rosa al canadese Ryder Hesjedal.

Il podio è  completato dal colombiano Rigoberto Uran Uran e dall’australiano Cadel Evans.

Mai come quest’anno al Giro d’Italia di ciclismo è andato di moda il dialetto siciliano, che Leonardo Sciascia definiva una lingua, forse per la sua derivazione romanza.

L’Isola che pedala, e va in fuga per la vittoria, ha proposto Vincenzo Nibali, signore e padrone della corsa a tappe italiana, ma anche le imprese di altri corridori isolani.

Hanno in comune le origini siciliane, ma anche la necessità  di lasciare l’Isola per emigrare al nord, dove sono diventati professionisti.

Salvatore Puccio, classe 1989, gareggia con la maglia della Sky, e’ nato a Melfi (Agrigento) e, pure lui come Nibali, ha indossato la maglia rosa, sia pure pure per un solo giorno, a Ischia.

Paolo Tiralongo è  nato ad Avola (Siracusa): prima è  stato prezioso gregario di Contador nell’Astana, adesso lo è di Nibali. E’ di Avola anche Giampaolo Caruso, protagonista di un’impresa sfiorata nella tappa di Cherasco (Cuneo). Damiano Caruso e’ invece di Ragusa, non e’ parente di Giampaolo, ma ha disputato un grande Giro, pur essendo stato chiamato solo all’ultimo, per sostituire nella Cannondale il convalescente Ivan Basso.    

Giovanni Visconti da Palermo ha trionfato sul Galibier, nel nome di Pantani, ha bissato il successo a Vicenza: in passato per tre volte e’ stato campione italiano su strada e, nel 2008, ha indossato per una settimana la maglia rosa.

Ma è  Vincenzo Nibali il re indiscusso del Giro, dopo avere vinto la Vuelta 2010 ed essersi piazzato terzo nell’ultimo Tour. Nibali lascio’ la Sicilia, come Visconti e i suoi ‘fratelli’, per pedalare al nord. Era fidanzato con la figlia di Marchetta, presidente della societa’ di Terme Vigliatore (a un tiro di schioppo da Barcellona Pozzo di Gotto), quindi ha scelto di inseguire la gloria.

Non si contano i giovani che lasciano la Trinacria e si trasferiscono soprattutto in Veneto, o in Toscana, dove vengono inizialmente ingaggiati per 1.200-1.500 euro al mese, più  vitto e alloggio.

”Il problema dell’emigrazione ‘ciclistica’ e’ una grossa piaga – racconta il responsabile regionale della Federciclismo, nonche’ vicepresidente nazionale, Giovanni Duci. Abbiamo cercato di mettere un freno a questa fuga di talenti, mettendo a punto un piano solidale e bloccando i tesseramenti nella regione d’origine dei giovani, che poi magari possono andare altrove. Messina, Palermo, Siracusa, Catania e Ragusa producono di piu”’.

Ma i risultati lasciano a desiderare: basti pensare che in Sicilia attualmente risultano tesserati a livello federale 85 corridori nella categoria Allievi e 75 Esordienti. Dal computo complessivo, tuttavia, sono esclusi gli atleti che fanno parte degli enti di promozione sportiva. Una gara alla settimana per Allievi, Esordienti e Juniores e’ poca roba.

Per fare un esempio, i numeri del Veneto sono ben altri: 530 Allievi e 435 Esordienti tesserati. In compenso, negli ultimi tempi, a Palermo sono nate cinque scuole di ciclismo nel quartiere dello Zen, altre ne sono state allestite a Noto.

Il movimento si e’ parecchio ridotto, invece, a Enna, Caltanissetta, Agrigento e Trapani, quattro delle nove province dell’Isola. Per seguire le orme di Nibali, Visconti e compagni, di campioni del recente passato, come il nisseno Rosario Fina (vincitore di quattro ori ai Mondiali, fra Juniores e Dilettanti), o del passato remoto, come il catanese Mario Fazio (tre giorni in maglia rosa nel 1949), il monrealese Guido Messina (rosa per un giorno nel 1955), Giovanni Corrieri (leader nel 1953) o Pino Cerami (vincitore di una Freccia Vallone nel ’61; di una Roubaix l’anno prima), bisogna varcare lo Stretto. Quest’anno si sono vestiti di rosa Puccio e Nibali, nel 2008 Visconti: sono loro i nuovi artefici di un’Isola che pedala e di un ciclismo con la faccia pulita, che vince, affascina, seduce e fa sognare.

Pagelle del Giro d’Italia 2013.  

NIBALI 10 – Ha indossato la maglia rosa l’11 maggio scorso, nel giorno in cui Wiggins avrebbe dovuto infliggergli un distacco abissale, nella cronometro a Saltara. Invece, il leader dell’Astana ha retto l’impatto con il ‘baronetto’ e, dopo avere ridotto al massimo il divario nella sfida contro il tempo, bardandosi di rosa, ha dominato la corsa, suggellandola con due imprese stratosferiche: nella cronoscalata Mori-Polsa e sulle Tre Cime di Lavaredo.

CAVENDISH 9 – E’ il re indiscusso della volate: ha vinto a Napoli, Margherita di Savoia, Treviso, Cherasco e Brescia. Praticamente, un en-plein. Ha vinto di potenza, in rimonta, con la prepotenza dei campioni dotati di una classe purissima. Poi, si e’ messo a pedalare in salita, ha stretto i denti ed e’ riuscendo ad arrivare a Brescia.

VISCONTI 8.5 – Ha vinto a Les Granges du Galibier, in una tappa ‘amputata’ (e condizionata) dal maltempo, poi si e’ ripetuto a Brescia. La sua piu’ grande vittoria, pero’, l’ha conquistata contro la depressione che lo flagellava, impedendogli di vedere l’uscita del tunnel. Adesso che si e’ sbloccato punta al quarto titolo italiano e a un ruolo da protagonista nel Mondiale di settembre, a Firenze.

URAN URAN 8 – L’anno scorso si aggiudico’ la maglia bianca di miglior giovane, poi conquisto’ l’argento olimpico a Londra, quest’anno e’ stato battuto solo da un super-Nibali. Il colombiano ha confermato di avere un futuro roseo davanti a se’.

EVANS 7.5 – Un podio – al terzo gradino – sofferto, sudato, ambito. E’ stato l’Antinibali per diversi giorni, poi si e’ arreso agli assalti dello ‘Squalo dello Stretto’. Il suo Giro e’ comunque coronato da un lodevole podio.

BETANCUR 7 – Ha dato battaglia in ogni tappa, ma si e’ dovuto accontentare di tre secondi posti, oltre che di un terzo piazzamento. La sua consolazione e’ la maglia bianca che viene assegnata al miglior giovane. Era il suo obiettivo, lo ha centrato in pieno.

BATTAGLIN 6.5 – Bravo e sfortunato. Ha vinto alla grande la tappa di Serra San Bruno, e’ arrivato secondo a Pescara, preceduto solo da Adam Hansen. Il suo Giro e’ finito nella 14/a tappa, dopo una caduta e il ricoverato in ospedale con due costole rotte.

KANGERT 6.5 – Nella cronometro individuale a Saltara ha battuto pure il ‘suo’ capitano Nibali, che lo ha rimproverato. Poi, gli si e’ messo al fianco, controllando mirabilmente la corsa e dimostrandosi un luogotenente forte, determinato, ma anche dotato di una buona intelligenza tattica.

ARU E AGNOLI 6.5 – Anche per loro vale il discorso di Kangert, con la differenza che non sono riusciti a volare nella crono. Il loro lavoro ‘sporco’, pero’, vale mezza maglia rosa.

SANTAMBROGIO 6 – Nibali gli ha regalato la tappa di Bardonecchia, nelle successive salite e’ crollato. E’ singolare che si sia messo in luce cosi’ tardi, a quasi trent’anni.

PIRAZZI 6 – Ha conquistato la maglia azzurra di miglior scalatore, ma non e’ riuscito ad aggiudicarsi alcuna tappa, solo un terzo posto al Vajont.

SCARPONI 5 – Forse condizionato dal freddo, non e’ riuscito a dare il massimo, senza mai entrare concretamente nella lotta per la maglia rosa. Sembra un corridore al capolinea.

SANCHEZ 5 – Ha dato battaglia, rischiando di vincere la cronoscalata a Polsa. Troppo poco, pero’, per un olimpionico.

WIGGINS 4 – Era il favorito, e’ tornato a casa prima che partisse la 13/a tappa. E’ stato bloccato dalla paura di cadere in discesa sulle strade rese viscide dalla pioggia. Il suo fallimento si e’ materializzato nella cronometro a Saltara, dove e’ stato battuto dallo sconosciuto Dowsett e dove non e’ riuscito a staccare Nibali.

HESJEDAL 4 – Doveva difendere il titolo dell’anno scorso, non c’e’ riuscito e si e’ ritirato nello stesso giorno di Wiggins, in un venerdi’ 17 (maggio) davvero nefasto, alla vigilia della 13/a tappa.

GOSS 4 – Non pervenuto e il suo terzo posto a Margherita di Savoia non basta a giustificare il gran lavoro della Orica-Greenedge.

DI LUCA 2 – Recidivo al doping, e’ di nuovo positivo, e per la stessa sostanza, l’Epo. Rischia la radiazione, e tanto basta.

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