Da Batistuta a Villa Stuart: la voragine nei conti della Roma. Per gli americani altri 60 milioni da pagare

Rosella Sensi (foto LaPresse)

ROMA – Una voragine, scrive Carlo Bonini su Repubblica. E un lettore, su due piedi, può anche pensare ad una esagerazione, al gusto giornalistico per un titolo un po’ iperbolico. Niente di tutto questo. Perché il pezzo di Bonini dal titolo “Benvenuti americani, adesso pagate” non fa altro che cronaca e racconta, carte alla mano, quali sono i conti dell’Associazione sportiva Roma e perché, per comprare la società, il consorzio guidato da Thomas DiBenedetto ha dovuto spendere (per ora) “solo” 70 milioni di euro.

Tutto inizia con la “voragine” e col fatto che, il tanto sbandierato autofinanziamento e la tanto decantata “gestione virtuosa” semplicemente non esistono. Lo mostra in modo inequivocabile la “due diligence” ovvero quel documento presentato a tutti quei soggetti (americani compresi) che al momento della messa in vendita della Roma, avevano presentato la prima offerta, quella non vincolante.

Nella due diligence ci sono i conti veri e soprattutto i debiti. Neanche tutti, solo quelli singolarmente superiori a 100 mila euro. E solo questi, sommati, danno un debito complessivo di circa 60 milioni di euro. Significa ricominciare a fare i conti: chi compra la Roma, DiBenedetto e gli altri, di base spende non 70 ma 130, di cui 60 solo per mettere a posto la “gestione virtuosa”.

Bonini scandaglia il documento e tira fuori debiti antichi, da gente che ha fatto la storia recente della Roma come Batistuta a meteore di passaggio, un paio di lustri fa, come Gustavo Bartelt. Sono passati 10 anni e forse più ma i due chiedono ancora 9 milioni di euro a testa. Stipendi, antichi, mai saldati.

L’elenco di Repubblica è ancora più nutrito: “Conviene insomma sapere, tanto per dirne una, che su “As Roma” grava un contenzioso giudiziario (tra cause intentate, ingiunzioni di pagamento, azioni annunciate) tra i 50 e i 60 milioni di euro, più o meno l’importo di una buona campagna acquisti. Che tra chi bussa ancora a quattrini ai cancelli di Trigoria si avvistano ex giocatori come Gabriel Batistuta (chiede 9 milioni), Gustavo Bartelt (9 milioni anche lui), Ivan Helguera (un tribunale di Albacete, Spagna, gli ha già riconosciuto un indennizzo di 185 mila euro), Mauro Esposito (475 mila euro), Sebastiano Siviglia (pretende la differenza di salario che ancora deve ricevere a distanza di dieci anni). Ma conviene anche sapere che la lista di chi non è stato mai pagato o, se lo è stato, solo in parte, è lunga come la fila ai tornelli della Curva Sud”.

Fin qui i calciatori. Poi c’è il resto del mondo: dalle strutture sanitarie come Villa Stuart fino all’avvocato “Filippo Lubrano, già presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma ed ex componente del cda della società, in causa, a Milano, per 2,5 milioni di euro”.

Uno legge Villa Stuart e pensa al crociato di Mexes. E’ cronaca di qualche settimana fa: il centrale francese, già del Milan, si fa male e va operato. Lui vuole andare a Villa Stuart, dove da sempre si operano i giocatori della Roma. La società, invece, “spinge” per il Gemelli. Alla fine la spunta il giocatore. Oggi, dopo aver letto Bonini (“la casa di cura “Villa Stuart”, dove i calciatori della Roma, evidentemente si sono curati “a uffa”, come si direbbe da queste parti, visto che le fatture non saldate sfiorano 1 milione e 300 mila euro”) viene il sospetto che la scelta del Gemelli non sia stata esclusivamente medica.

Dopo i debiti i contratti. Racconta Bonini che “i sindacati avevano recapitato alla società una lettera di messa in mora in cui si denunciavano “i ritardi, senza alcun preavviso, nel pagamento degli stipendi; il mancato rispetto della definizione dei piani ferie e del loro godimento; l’uso frequente di lavoro straordinario; il mancato rispetto delle norme sulla privacy; il mancato rispetto degli accordi sui bonus”.

Eppure, nonostante tutto, la Roma ha assunto. Nella due diligence si parla di 402 contratti a tempo, di cui 189 offerti a pensionati. Le mansioni, usando un eufemismo, non sono sempre chiare. Bonini individua un contratto che vale per tutti: “E’ il caso del geometra Coricelli, saldato con 70 mila euro lordi annui, per adempiere, si legge nel suo contratto, a mansioni che neppure un asso dell’enigmistica sarebbe in grado di decrittare: “Attività di conduzione, avanzamento, finalizzazione di parti progettuali e avvio delle operazioni di cantiere per la costruzione delle opere previste nell’ambito delle specifiche dei tempi e costi, determinati di volta in volta dai progetti”.

Infine le “agevolazioni”. La Roma, conclude Bonini,  annaspa nei debiti eppure concede a Bruno Conti un prestito agevolato di 200 mila euro (la metà è stata già restituita). Misteri dei bilanci. Ora tocca agli americani provare a fare un po’ d’ordine. Forse ci riusciranno, forse no. Quello che è certo è che oggi, sfogliata la due diligence, si capisce finalmente perché la trattativa con Thomas DiBenedetto è stata così lunga e difficile.

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Emiliano Condò