Se però si guardano le cifre prodotte proprio dalla Camera su quanto peschino nelle tasche dei cittadini le varie tasse e imposte locali e si combinano quelle cifre con quelle dei trasferimenti dello Stato agli enti locali, si capiscono due cose: perché al Nord vogliono così massicciamente il federalismo fiscale e perché al Sud vi si oppongano altrettanto ferocemente.
Al Nord la gente è oberata da balzelli locali in misura anche tripla del Sud, dove le eccezioni di Lazio e Basilicata non bastano a modificare il quadro.
Al contrario, lo Stato gira, per testa, molto più denaro al Sud che al Nord.
Il senso è chiaro: se si riequilibrassero i flussi, al Nord pagherebbero meno tasse o avrebbero una qualità di servizi e infrastrutture unica al mondo. Ma al Sud…
Il problema del Sud rispecchia in una certa misura quello di Italia e Europa rispetto all’America. Ai tempi della guerra fredda eravamo fondamentali in uno scacchiere continentale, per questo ci hanno dato tanto e per questo tanto è stato devoluto in una delle aree più povere dell’Europa occidentale.
Ora quegli schemi sono saltati e gli scandali di sprechi che affiorano ogni giorno dal Meridione d’Italia non aiutano. Perché, si chiede un commerciante bresciano, devo pagare le tasse per consentire all’intero ufficio stampa della Regione Sicilia di avere tutti la qualifica di redattore capo? Qui non è più questione di solidarietà e è difficile dargli torto, come è difficile dare torto ai politici del Nord che pongono il tema con maggiore insistenza proprio ora che anche da quelle parti la crisi morde, saltano le aziende, si uccidono gli imprenditori o vanno in pellegrinaggio, i lavoratori licenziati fanno stragi.
Che poi anche al Nord non scherzino non è motivo di consolazione. Alla base del fedralismo che questo rozzo ragionamento: se gli emiliani sono contenti di adottare dei dromedari per dimostrare la loro solidarietà alla gente del Sahara o se i toscani voglio estendere anche ai clandestini l’assistenza sanitaria anche se quelli, per definizione, non pagano le tasse, sono comunque soldi loro e ci fanno quello che vogliono. Darli ai calabresi, ai siciliani o ai napoletani quello no, mai.
La lega guida il corteo, ma anche a sinistra ce ne sono di consapevoli come Massimo Cacciari e Sergio Chiamparino e forse per questo sono tenuti un po’ in disparte da un partito che vede il suo peso elettorale spostarsi inesorabilmente a Sud.