La giornalista Monica Setta ha raccontato, in un libro che si intitola “Senza bavaglio: la Rai di oggi fra intrighi e politica”, la sua esperienza in Rai. Monica Setta, che ha lavorato con Indro Montanelli e Pierluigi Magnaschi e poi alla Rcs e alla Rusconi, è stata la conduttrice, con notevole successo, di un programma di informazione, metà salotto metà sondaggi e televoti, nel grande contenitore di Domenica In, su Rai 1 e poi, sempre con successo, di un programma a metà fra l’informazione e l’intrattenimento su Rai 2, “Il fatto del giorno”. Si può quindi annoverare tra i veterani Rai.
Il suo libro è molto femminile: dettagliato, cattivo, a volte crudele, snello (meno di 200 pagine), ma come un fiume in piena. Femminile lo è anche nei bersagli, il principale dei quali è Lorenza Lei, attuale direttore generale della Rai, seguita da Simona Ventura, che con la Setta ha intrecciato un duello assai poco femminile, non a colpi di fioretto ma di scimitarra, tra interviste e comunicati stampa.
Alla fine, invece,nei confronti dei tanti uomini che con lei sono stati scorretti e anche di più, come il duo Mauro Masi (predecessore della Lei) e Luigi Bisignani, la vera donna che è in Monica Setta viene fuori e non ha la forza dell’affondo. Riesce a essere sgradevole, ma le viene spontaneo, senza malizia, come quando definisce “surreale” l’ipotesi formulata da questo giornale on line, Blitzquotidiano.it, che la chiusura del suo amatissimo “Fatto del giorno” fosse dovuta all’intervento di Nicholas Sarkozy, furioso perché la Setta aveva attribuito a Carla Bruni un amore giovanile con Massimo Giletti.
Il libro è un intreccio di messaggi e di piccoli e grandi regolamenti di conti ed è anche molto da giornalista: zeppo di notizie e di senso di superiorità etnica della categoria. Giornalista passata all’infotainement, a cavallo tra informazione e spettacolo, Monica Setta non ha, almeno per ora, fatto il salto fin oltre la siepe. Non si identifica con le artiste, nemmeno quelle di successo, nemmeno con quelle provenienti dal giornalismo, come Antonella Clerici o Simona Ventura.
Il libro (Editori Internazionali Riuniti) è zeppo di nomi, frecciate, notizie. Chiunque sia entrato nel raggio dello sguardo di Monica Setta si becca la sua razione, pochi si salvano in questa specie di bolgia che Dante non poteva immaginare, quella della televisione.
Esemplare questo passaggio, dedicato alle “Del Noce’s Angels”, “ragazze amate da Fabrizio, che aveva programmato per loro una carriera step to step”. “Per tutte, da Eleonora Daniele, a Veronica Maya, alla stessa Bianchetti, passando per Caterina Balivo e finendo con la più abile di tutte, Elisa Isoardi, il modello di riferimento era quello di “Caschetto biondo”: Raffaella Carrà. Volevano diventare famose e brave come lei. Ballavano e presentavano, ma cercavano in tutti i modi di imparare anche a “far di conto”.
Questo passo, è Setta allo stato puro: “È Elisa [Isoardi] il volto vincente del gruppo: alta, statuaria, piemontese, amante della cucina tanto d’aver rinunciato ai fornelli della burrosa Clerici, compensando la perdita con la conduzione di Linea verde e la frequentazione del ristorante della mamma, lassù nelle Langhe, dov’è nata.
“Sarà per quella sua avversione a tutto ciò che brilla troppo (niente lustrini, zero paillettes, tacchi perfino rasoterra), oppure per la propensione a indossare indumenti di colore verdognolo, che la lsoardi è risultata molto simpatica ai leghisti. Ha l’atteggiamento fiero delle ragazze che sanno andare per i campi e tiene una sufficiente distanza dal mondo del pettegolezzo romano. Inoltre, studia i copioni ed è sempre sorridente, anche se l’accento piemontese è a volte troppo marcato per una rete ammiraglia che ha uno zoccolo duro di pubblico nel Centro-Sud”.
Poi tocca a Victoria Cabello. “Scelta dal direttore generale [Mauro Masi] nonostante il no dell’ allora direttore di rete Liofredi, la Cabello ha fatto Sanremo, ma resta una conduttrice di nicchia”, anche se “ben fidanzata con il figlio di Renzo Rosso, patron della Diesel”. Forse, a giudicare dai risultati, Massimo Liofredi non sbagliava quando diceva che Victoria non era adatta a un pubblico nazional popolare. La Cabello avrebbe confidato agli amici, con la consueta ironia, di non poter accettare lezioni da un tipo biondissimo come Liofredi, che aveva consumato parte della sua gioventù cantando con il nome d’arte “Cristal” una melodia del calibro di Bongo, banana … Tangeri”.
Due bersagli colpiti con una sola palla, non male.
Colpo finale. “L’unica a restare disoccupata in questa stagione è l’ex prescelta, la Balivo. Nata ad Aversa, bruna, amica del ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna”, c’era “alle nozze di quest’ultima con il costruttore Marco Mezzaroma, nel giugno 2011, ma ha mancato l’appuntamento con il matrimonio dell’ anno”, fra il “potentissimo agente Lucio Presta e della brava conduttrice Paola Perego”.
“In quest’ assenza (l’artista è nella scuderia di Presta, come Paolo Bonolis o Federica Panicucci, tanto per citarne solo due), molti osservatori hanno visto il segno di una decadenza della Balivo, già annunciata da Simona Ventura nella memorabile intervista a Vanity Fait” che mi ha costretto a interrompere il ritmo agostano di una splendida crociera, per dettare a una collega dell’ Ansa una replica alle accuse della conduttrice (“LaSetta è raccomandata da Liofredi”), E pensare che negli anni Ottanta, mentre lei faceva Miss Muretto, io mi laureavo in Storia dei partiti politici”.
Constata con amarezza la Setta: “Gli attacchi della Ventura sono andati tutti a segno: Balivo a spasso, io pure, Liofredi spostato, a Rai Ragazzi…”.
Un personaggio che certamente domina le elucubrazioni e gli incubi di Monica Setta è Luigi Bisignani. Ci chiede la Setta: “Vi chiederete se, nei mesi precedenti alla chiusura del programma [ Il fatto del giorno, condotto nel primo pomeriggio feriale di Rai 2 da Monica Setta], Bisignani abbia fatto qualche pressione sullo stesso, o se mi abbia chiesto qualcosa direttamente, oppure attraverso Liofredi. La risposta è, in tutti i casi, no. Soltanto una volta, senza, forzare, ha
fatto capire se, nel novero degli ospiti politici, potesse essere inserito l’onorevole Alfonso Papa, poi arrestato nell’ ambito della stessa indagine sulla P4”.
Poi viene un dubbio esistenziale, che a dire il vero ha tormentato molte persone quando quotidianamente i giornali tracciavano di Bisignani un profilo da Rasputin terzo millennio: “In viale Mazzinì contava davvero? O quello scambio incessante di messaggi fra lui e
Masi celava, come spesso ho pensato, un semplice sfogo, più che una sofisticata strategia d’alta politica?”
Poi il libro punta dove il dente duole: “La storia che fu fatta circolare ad arte sui giornali e sui blog nei giorni immediatamente precedenti e successivi alla cancellazione de Il fatto del giorno, raccontava cose sostanzialmente poco credibili. Il fatto del giorno, si poteva leggere su Blitzquotidiano, chiude per un incidente diplomatico fra l’Italia e la Francia [troppa grazia, meno male che non cè stata la guerra: ma un intervento da Parigi, come nel caso di Mario Giordano, è più che verosimile]. La notizia era legata a una puntata “leggera”, costruita sulla base di un’ indiscrezione rilanciata dal sito affaritaliani.it: un presunto vecchio flirt fra la first lady francese, Carla Bruni, e il conduttore dell’Arena Massimo Giletti, entrambi piemontesi.
“Quella trasmissione, era davvero innocente, anche perché alla fine smontava ogni voce e finiva per interrogarsi più seriamente sul potere della calunnia (guarda caso!) fatta veicolare ad hoc per scopi evidentemente diversi da quello dichiarato … No, la cosa non reggeva. Nessuna obiezione formale era arrivata nelle ore successive a quella messa in onda: né una richiesta di rettifica, né alcuna contestazione ufficiale da parte dell’ ambasciata francese [ma non sono mica ingenui da esporsi come Berlusconi, che fa attaccare i suoi avversari dai suoi giornali, suvvia]. Che il mio programma chiudesse perché Nicholas Sarkozy era arrabbiato con me perché avevo invaso la privacy della sua famosissima moglie, era quantomeno surreale. Non ci credeva nessuno, tanto meno io. Ma sono molto amareggiata”.
La ricerca di un perché continua: “Oltre a queste spiegazioni di facciata, circolava con insistenza un altro gossip più personale. Secondo i bene informati dei piani alti Rai, come mi disse apertamente Luigi Bisignani, il mio sodalizio con Liofredi era qualcosa di più che una collaborazione professionale: era un vero e proprio amore. Debbo dire che la cosa più risibile è stata proprio la voce di questa love story con Liofredi. La nostra era ed è rimasta, ancora oggi, un’ amicizia molto pulita, sostenuta da un’ autentica e reciproca stima professionale”.
Comunque, “a nulla servono le spiegazioni: il destino della trasmissione politica è segnato. Lo sa bene Liofredi, che scrive lettere su lettere a Masi, chiedendogli di confermare quel Fatto del giorno che, secondo lui, gli ha consentito di vincere la collocazione di terza rete nazionale per Rai 2. Il fatto del giorno sparisce dai palinsesti, ma l’ex dg ha timore che io possa andare dagli avvocati e perciò mi “promuove”, con otto prime serate prodotte dalla Endemol, che avrebbero dovuto andare in onda a partire dal settembre 2010, sotto il titolo Solo per amore”.
Bisignani si limita, nel mese di giugno, a “certificare” l’esistenza di un problema che mi riguarda. Con Berlusconi? Con la sinistra? Oppure con l’Udc, che si affretta per bocca del consigliere Rodolfo De Laurentis a chiedere un pomeriggio dalle tinte meno forti, dedicato ai temi della famiglia, dei figli e della società? Avrei voluto vedere la faccia di De Laurentis, se avesse sintonizzato la tivù nel pomeriggio del 20 ottobre 2011, precisamente alle 15.57. Sono sicura che avrebbe rischiato di restare pietrificato, ascoltando il conduttore Milo Infante annunciare, rilanciato da gigantesche scritte poste dietro le sue spalle, il titolo del’ dibattito: è, più moderno l’uomo italiano se si depila? Ecco di cosa si parlava nel nobile pomeriggio di Rai 2 dedicato alle famiglie …
Ma, “dei vertici Rai non sento più nessuno, anche se “Bisi” continua a dare segni di vita, attraverso qualche messaggio gentile di conforto nel suo stile preferito, il generaI-generico: «Tieni duro», o ancora: «Tranquilla, buone vacanze».
Passa la l’estate, chiuso il programma e aspettando il prime time, eccoci arrivati al pranzo di cui si parla su il Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2011. La curiosità di capire chi mi ha fatto fuori è fortissima. Decido così di mantenere i legami con “Bisi”, perché fonti mi mettono una pulce nell’ orecchio: a tagliarmi la testa potrebbe essere stato nientemeno che lo stesso Liofredi. Che avrebbe operato una sorta di scambio con Masi: il mio scalpo per restare al suo posto. A dar manforte a questa suggestione, contribuisce un’ intervista di Liofredi al Corriere della sera, i primi di agosto, in cui, illustrando il palinsesto dell’ autunno inverno, l’ex direttore di Rai 2 dimentica di menzionare la mia prima serata, Solo per, amore.
Malcom Pagani su il Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2011 scrive:”Bisignani e Setta s’incontrano a pranzo, è settembre. […] Il primo ha dimenticato gli orari dell’ appuntamento e chiede lumi alla sua segretaria, Rita Monteverde”, che però fa notare al suo datore di lavoro che “non è s1curissima di avere il cellulare”.
Commenta Setta: “Nel sistema di rapporti quotidiani di Bisignani con i giornalisti (basta andare una pagina oltre lo stesso numero del Fatto e si leggono le intercettazioni fra lui e Paolo Madron; giorni prima, Bisignani parlava lungamente, invece, con Enrico Cisnetto), io sono davvero l’ultimo anello, quello meno importante di tutti. La genericità dei messaggi di “Bisi” mi aveva convinto del fatto che, se davvero lui esercitava potere sulla Rai, non era disposto certo a farlo a vantaggio del fatto che si fosse chiarita la.mia posizione o si fosse appianata l’enorme ostilità di Masi, tuttora immotivata”.
Setta e Bisignani si incontrano il 15 settembre 2010. Racconta Setta: “Quel giorno. a La Rampa, nono stante gli apprezzamenti della segretaria di ‘Bisi” sul mio décolleté’, io sono molto accollata e il padrone di casa…va molto di.fretta. Quel ristorante, posto sotto la Rampa Mignanelli, è a due passi dall’ufficio di Bisignani e a pochi metri da un altro villino storico della mondanità romana: quello della scomparsa Maria Angiolillo, dove si davano appuntamento i poteri forti della politica o della finanza, ma dove mai, per esempio, “Bisi” ha messo piede”.
Cronaca: “Bìsignanimi parla di Liofredi, dice che effettivamente lui continua a difenderlo (presurnibilmente presso Masi), ma la sua situazione è difficile”. Parla di Rosanna Petruni (ex amica, poi “interrotta” della Setta) come possibile successore, butta lì un “perché non ti candidi più” che un elementare buonsenso spinge la Setta ad accogliere col beneficio del dubbio”.
Unica nota da registrare, in quell’occasione già Bisignani parlò bene di Lorenza Lei, già allora chiaccherata come possibile successore di Masi.
E qui quella che si potrebbe definire la nemesi di Monica Setta, almeno stando al suo stesso racconto, entra nel libro e lo domina, metà Sfinge metà Erinni.
Bisignani aveva già cantato le lodi della Lei alcuni mesi prima, il 14 maggio 2010, nel corso di una manifestazione benefica di cui Monica Setta fu madrina. L’argomento che teneva banco, ricorda oggi la Serra, era “la successione al vertice di viale Mazzini. Si parla molto di Lorenza Lei, assai stimata da Bisignani. Anch’io sono molto affascinata dal personaggio, perché non riesco a spiegarmi se quel suo promettere cose che (a volte, come nel mio caso) non sono poi mantenute sia frutto di una insospettabile vena sado-pedagogica oppure di un palese amore per il rischio”.
Eva contro Eva: “L’impressione che ho della donna, di cui mi è sempre balzata agli occhi una somiglianza fisica con la giornalista Barbara Palombelli, è che sia abilissima a costruire intorno alle sue decisioni un consenso di massima, così da pararsi nei confronti di ogni conseguenza nefasta. Se dovessi descrivere la Lei con una frase popolare, direi che è una di quelle persone pronte a trincerarsi dietro l’interesse generale con la G maiuscola. Insomma, una classica tipa che ispira concetti della serie: «Non lo fo’ per piacer mio, ma per far piacere a…» (E qui aggiungete a piacere chi volete voi, basta che sia un’entità terza)”.
Jezebel: “Non sono assolutamente in grado di sapere che relazione intercorresse all’epoca, prima o dopo fra la Lei e Bisignani; posso soltanto affermare che dell’ attuale dg della Rai si decantarono le lodi: astuta manager, grande conoscitrice dell’ Azienda, donna di raro equilibrio … tutti talenti che andavano nell’ esatta direzione opposta a quella di Masi. Tanto Mauro esibiva il polso di ferro davanti all’interlocutore, così la Lei sapeva tenere in piedi le relazioni senza mai scatenare reazioni eccessive”.
E il modo ancor m’offende: “Quando ci incontrammo, mesi più tardi, il 21 marzo 2011, la dg non esitò a dirmi che ero per l’Azienda una «grande risorsa»: a sentirla, per me si stavano per aprire soluzioni straordinarie, altro che Masi. Lei sì che comprendeva il mio valore, sia per la tivù che per la radio, qualsiasi mezzo andava bene pur di valorizzare la mia professionalità. Sarà stata quell’ aria candida, quel timbro di voce così suadente, ma io, ve lo giuro, ci ho sempre creduto, pur avendo chiara la percezione (ah, quanto dovremo dare più retta al nostro subconscio …) che non sarebbe successo nulla di quanto la Lei andava dicendo. E se contro Masi nutrirò ansia di “riscatto”, la Lei mi susciterà sempre, fino alla fine, sentimenti di benevolenza e gentilezza. Scherzosamente, potrei dire, citando una canzone di Franco Califano, che avrei dovuta perderla, e invece l’ho cercata. L’ho ringraziata anzitempo con una corbeille di fiori bianchi (li ama particolarmente), svariati bigliettini e perfino un libro profetico, speditole pochi giorni prima che diventasse direttore generale, La bella estate di Cesare Pavese. E Lei? A volte ha ringraziato telefonicamente, altre ha ricambiato con una o brevissima frase arrivata a casa in busta chiusa, sovente ha sorvolato. Quella benedetta proroga del mio contratto di esclusiva, che mi fu .praticamente accordata dopo le numerose richieste del direttore di rete Liofredi nel dicembre 2010, alla vigilia del debutto in prime time con Solo per amore, è svanita improvvisamente, non si sa ancora se a causa di un mio eccesso d’insistenza (ovviamente la Lei detesta chi insiste), o se, come ebbero a dirmi, per «veti speciali» dei soliti noti.
Qui ci vorrebbe Marlowe: “Il gioco era comunque chiarissimo: finché Masi è stato dg, la colpa di ogni impasse è ricaduta su di lui. Così poteva capitare, com’ è successo a me, che nonostante la richiesta formale di Liofredi negli uffici preposti, la mia pratica per rinnovare l’opzione sul terzo anno di contratto (cosa automatica per molti artisti, se c’è l’ok del direttore), si bloccasse. Quegli uffici preposti erano della direzione Risorse artistiche e da sempre il supervisor è stata Lorenza Lei. Quando, a una settimana dall’esordio, ebbi a scoprire che la mia sorte era quella della classica “cornuta e mazziata”, pensai bene d’assecondare chi, all’interno del gruppo di lavoro di Solo per amore, aveva avanzato l’ipotesi che a condurre lo show fosse proprio la Barzaghi, figlia di Rosanna, a sua volta amica del cuore di Lorenza.
Ingenua Setta: “Pensai: io di questa prima serata, buttata là fra Natale e Capodanno, senza capo né coda, me ne faccio poco, mentre ad Alessandra può servire come trampolino di lancio … Presi il telefono e chiamai Rosanna, anche per il gusto di scoprire quale fosse il vero gioco dell’ Azienda. La Mani mi convocò d’urgenza all’Hilton, dove alloggiava, e mi spiegò che dovevo fidarmi di Lorenza, era lei (di nome e di fatto) la mia salvezza, l’unica in grado di riequilibrare la situazione, facendo prevalere il «merito» sulle «raccomandazioni». Ovvio che a bloccarmi fosse Masi: lo scrivevano i giornali e lo dicevano tutti. Bastava aspettare che al suo posto arrivasse Lorenza e via, tutto sarebbe andato magicamente a posto”.
La rivelazione: “D’altronde, non lo diceva anche “Bisi” che la Lei era bravissima?”