Talent-show o tv spazzatura? “Amici di Maria De Filippi” è un programma sulla cui qualità si possono esprimere giudizi molto diversi, ma che rappresenta indiscutibilmente uno dei format di maggiore successo dell’ultimo decennio (sia per dati d’ascolto che per “fatturato”).
La produzione è affidata alla Fascino Pgt Srl, società con 235 dipendenti per il 50% di proprietà di Rti (gruppo Berlusconi) e per il 50% della stessa De Filippi, dopo che due anni fa il marito le ha ceduto il proprio 30% delle azioni.
La “Fascino” produce tutti i format di Maria De Filippi (da «C’è posta per te» a «Uomini e donne»), piece teatrali come «Footloose» e «Io ballo», nonché gli album musicali dei ragazzi di «Amici».
Il meccanismo è quello della filiera: nel talent show emergono nuovi personaggi che hanno un buon ascendente sul pubblico giovanile? Si fa loro incidere un disco subito, mentre l’anno successivo li si porta in giro con una tournée teatrale o, piuttosto, li si manda a Sanremo. Due “Amici”, altrettanti trionfi: nel 2009 Marco Carta, quest’anno Valerio Scanu.
Un meccanismo che funziona, se è vero che la srl con sede a Roma a fine 2008 ha registrato un valore della produzione di 48 milioni e ricavi per 43,6 milioni, +8,9% rispetto all’anno precedente. Questi numeri non dipenderanno soltanto dal successo di «Amici», ma c’è da scommettere che al talent show sia riconducibile una parte tutt’altro che marginale del business dell’azienda. Perché il termine «Amici», dopo Maria De Filippi, non ha più lo stesso significato.
