ROMA – ''Quando si dichiara di voler chiudere la bocca a qualcun altro si finisce per aprire questioni piu' grandi. E nonostante certe desolanti autoassoluzioni, diventa impossibile fingere che non esistano''. Lo scrive il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, a proposito della vicenda Celentano a Sanremo. ''E' accettabile – si chiede anche Tarquinio – che troppe trasmissioni Rai continuino a ridursi a sgabelli del trono di ipertrofici 'Io' mediatici? Audience e sollecitazioni degli sponsor giustificano davvero tutto?''
''Forse – scrive il direttore del giornale della Cei nell'Altro editoriale di prima pagina, intitolato 'Domande e sgabelli' – bisognera' persino ringraziarlo Adriano Celentano. Certo non per le cose senza senso che ha detto su giornalisti che disprezza e insulta e su giornali che evidentemente non legge piu' da anni…''
''Bisognera' ringraziarlo per due motivi. Il primo motivo – spiega – sono le domande sul cristianesimo che ha suscitato nella testa di piu' di qualcuno con le sentenze apocalittiche della sua predicazione sanremese''. ''Gia', si puo' davvero pensare -da cristiani- di dividere Lassu' e quaggiu'? E un cattolico -un giornalista, un insegnante, un operaio, un cantante cattolico – puo' sul serio vivere il cristianesimo come una fede disincarnata e solo consolatoria?…''.
''Il secondo motivo di gratitudine al Molleggiato – prosegue l'editoriale – e' che, oltre le sue intenzioni, con una performance all'insegna non della liberta' responsabile di opinione, ma di una gratuita (anche se ben pagata) e sfrenata 'carta bianca' retorica, ha riportato in primissimo piano il tema della cultura, dei compiti e delle modalita' di svolgimento del servizio pubblico radiotelevisivo''.
