
Coronavirus, Meluzzi: "Perché non si parla dell’idrossiclorochina?"
ROMA – Lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi, ospite di Stasera Italia, ha lanciato una vera accusa al governo e all’Aifa sul mancato utilizzo dell’idrossiclorochina per curare il coronavirus:
“Ricordatevi che c’è un farmaco, che costa sei euro a scatola, che è un salvavita formidabile. E questo è ormai accreditato, questo l’ho saputo dagli amici russi di criminologia due mesi fa, i francesi lo stanno utilizzando. Qui lo si utilizza poco, inseguendo altre vie, perché costa troppo poco. Perché è un farmaco fuori mercato. Ed è l’idrossiclorochina, lo sapete tutti. È un farmaco comprovatamente efficace che costa niente. Questa sarà una delle poche ragioni per cui non sarà propagandato. Ma io mi assumo la responsabilità di dirlo a 60 milioni di persone”.
Fonte: Stasera Italia.
Coronavirus in Italia, il punto della situazione.
Di riaprire il Paese, almeno in parte, se ne riparlerà dopo Pasqua. Anche se l’incremento dei malati continua a far segnare una flessione e anche se nelle ultime 24 ore c’è stato un boom di guariti, il maggiore dall’inizio della crisi con 1.590 persone che hanno sconfitto il coronavirus.
A 40 giorni dall’inizio dell’emergenza l’Italia supera i centomila contagiati e si appresta dunque ad affrontare almeno altri 20 giorni con le ‘misure di contenimento’ e i divieti negli spostamenti confermati e pienamente operativi. Tocca al capo della protezione civile Angelo Borrelli e al presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli confermare quello che ormai è chiaro da giorni a tutti e che il Consiglio dei Ministri ufficializzerà mercoledì o al massimo giovedì. Come ha confermato anche il ministro della Salute, Roberto Speranza.
D’altronde la scelta è obbligata: i numeri che ogni giorno vengono forniti dalle Regioni alla Protezione civile dicono infatti che è proprio grazie a quei provvedimenti che il calo del contagio si sta consolidando. E dunque sarebbe impensabile cambiare ora. “Stiamo andando nella direzione giusta e non dobbiamo minimamente cambiare strategia” sintetizza Locatelli.
I numeri, dunque: se il dato sulle vittime continua ad essere impressionante – dopo le 756 di domenica, nelle ultime 24 ore sono morte altre 812 persone – quelli sull’incremento dei malati e sui ricoveri in terapia intensiva fanno ben sperare. I nuovi positivi sono ‘solo’ 1.648, meno della metà rispetto a domenica, mentre i nuovi ingressi nei reparti intensivi sono 75 (domenica erano 50), dei quali appena 2 in Lombardia. Ed è proprio dalla regione più colpita che arriva un altro numero considerato ‘buono’ dagli esperti.
Per la prima volta da quando a Codogno è stato scoperto il ‘paziente uno’, cala la crescita dei malati: domenica erano 25.392 tra ricoverati in ospedale, in terapia intensiva e in isolamento domiciliare, oggi sono 25.006, dunque 386 in meno.
Fonte: Ansa.
