MILANO – Fino a non molto tempo fa switch off era solo un’espressione inglese poco conosciuta dalla popolazione italiana. Poi è arrivato il progresso tecnologico e, regione dopo regione, tutti i nostri connazionali si sono dovuti piegare a quella che potremmo definire, con un po’ di ironia, “la dura legge del digitale terrestre”. Il professor Giovanni Toletti, responsabile ricerca all’Osservatorio New Media & Tv del Politecnico di Milano, ci aiuta a fare un quadro della situazione a quasi tre anni dall’inizio della transizione.
«Alla fine del 2010 – spiega – il 64% della popolazione italiana era raggiunta dal segnale del digitale terrestre, per cui siamo senz’altro a un buon punto di avanzamento dello switch off. Tutto procede secondo i programmi per cui presto, entro metà del 2012, tutto il territorio italiano sarà coperto». Certo, in questa prima fase non sono mancati i problemi e i contrattempi, sia su larga scala (nell’assegnazione delle frequenze alle tv locali, ad esempio) sia a livello di utenti. Ma i vantaggi, prosegue Toletti, sono senz’altro maggiori delle controindicazioni: «Dal punto di vista del telespettatore, è vantaggioso l’aumento del numero di canali. Dato che per trasmettere in digitale occorre un sesto della banda rispetto all’analogico i canali sono potenzialmente molti di più rispetto al passato; per cui si può accedere a più contenuti, per di più maggiormente “mirati” rispetto al target dell’ascoltatore».
Tra gli altri punti forti quelli di tipo per così dire tecnologico: migliore qualità video (simile a quella di un dvd) e audio, possibilità di interazione, anche se per ora è poco sfruttata, apertura alle tecnologie HD e 3D. «Certo – precisa ancora Toletti – il digitale terrestre ha creato anche delle difficoltà perché ha costretto i proprietari a comprare un decoder o a cambiare il proprio apparecchio. C’è stata in molti casi una perdita temporanea di alcuni canali, ma presto tutto sarà sistemato. In altri sarebbe bastato ri-sintonizzare la tv, anche se è vero che molte categorie, e penso agli anziani, non sono stati in grado di provvedere da soli».
Resta da capire e da cogliere a pieno quello che secondo molti sarà il vero valore aggiunto del digitale una volta completata, l’anno venturo, la transizione: la possibilità di integrazione con la rete internet. «Sarà possibile un’offerta sempre più ampia, con contenuti on demand veri e non più “simulati”. Altri tipi di canali e di informazioni saranno raggiungibili: penso a Youtube, Google, ecc. La maggior parte degli italiani hanno già televisori connected ma non sanno sfruttarne le possibilità». Altro aspetto positivo, la possibilità di ampliare la concorrenza e il pluralismo dell’informazione. La possibilità di accesso si amplia e va al di là degli editori tradizionali, che per ora conservano un vantaggio nei confronti dei concorrenti ma che, presto, potrebbero perderlo. Insomma, alla chiusura totale dello switch off manca ancora un anno, ma il bello deve ancora venire.