ROMA – “Non ho visto l’intervista, ne ho vista una parte. Per me è inquietante, perché in quell’intervista lui usa dei codici mafiosi” riferendosi ai pentiti che stanno collaborando con la giustizia, ed è un segnale pericoloso che noi dobbiamo saper cogliere”. Lo ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, a margine di un incontro a Bologna, in merito all’intervista su Rai1 a Salvo Riina, figlio del boss di Cosa Nostra. “Per me è importante alzare il tono della voce – ha aggiunto – perché in Libera aderiscono migliaia di famigliari di vittime innocenti delle mafie, a cui sono stati strappati gli affetti, e il 70% di loro non conosce la verità. Abbiamo bisogno di verità non di enfasi su storie che hanno fatto soffrire il nostro paese”.
L’intervista non è piaciuta neanche a Enrico Mentana che, in un editoriale del Tg La7, ha spiegato che, a suo giudizio, la decisione di Vespa e dei vertici Rai non ha nulla a che fare con il giornalismo. “Sarebbe un mondo ben strano quello dell’informazione se si intervistassero solo le persone per bene che non hanno nulla da nascondere o da rivelare”, ha detto Mentana, perché, spiega, “le figure negative sono state una delle costanti del giornalismo investigativo”. E ancora: “L’intervista al figlio di Riina viene fatta soltanto perché quest’ultimo ha un libro in uscita. Questo si chiama in un altro modo, non è giornalismo verità. Poi secondo noi tutto ci sta, tutto può passare quando si parla di televisione. Perché decidono i telespettatori”. Il problema, conclude Mentana con una stoccata finale che sfiora anche Matteo Renzi: “E’ quando questo succede con i soldi che vengono imposti attraverso il Canone in questo caso sulla bolletta della luce”.