Spaghetti-Fiction, il “Neo-irrealismo” malattia senile del conformismo televisivo

La presentazione di Distretto di Polizia

«Il Senato vuole fiction più reali». Ed anche noi. Perché c’è un problema in Italia: i “serial” che la televisione generalista ci propone non rispecchiano la realtà. Questo è un gran peccato, perché quello dei telefilm prodotti da Rai e Mediaset è l’unico “spettacolo” che è in salute, economicamente, laddove cinema e teatro boccheggiano e pietiscono denaro pubblico.

Ma il fatto è questo: che il Belpaese dei carabinieri magnanimi, dei poliziotti superefficienti, dei preti carismatici e dei nonni idolatrati è come minimo una versione edulcorata dell’Italia che ci aspetta fuori dalla porta di casa una volta spenta la tv.

Chiunque abbia visto i telefilm americani sa che si può avere un approccio un po’ meno timido alle cose della vita di oggi. Chiunque si sia immedesimato in una casalinga disperata, in una vedova che per tirare avanti spaccia marijuana, in un medico cinico e dipendente dalla morfina, in uno scrittore sessuomane e alcolizzato, in un capomafia in analisi: perché sono questi i protagonisti di alcuni dei “serial” di maggiore successo in tutto il mondo.

Perché in Italia no? Eppure, vivaddio, anche al Senato si sono accorti del problema. Nella sala Nassirya di Palazzo Madama è stato presentato il progetto di Emilia Costantini, giornalista del Corriere della Sera che prevede tre incontri, al Teatro Eliseo a Roma, dedicati a cinema, teatro e fiction.

Gli incontri si preannunciano fecondi. Sentite cosa dice Filippo Berselli (Pdl), presidente della Commissione giustizia: «Si dovrebbero recuperare i valori della sicurezza, del sacrificio e del senso dello Stato, specialmente quella del servizio pubblico».

Per Antonio Tomassini, presidente della Commissione igiene: «Nelle fiction che riguardano la sanità spesso il verosimile prevale sulla verità e il fenomenale sull’ordinario, e si finisce per porre l’accento su ciò che non va, perché fa scalpore, lasciando nell’ombra le tante cose straordinarie che ogni giorno fanno i medici. Insomma, ci vorrebbe maggiore equilibrio».

Aldo Fabrizi in "Roma città aperta"

In poche parole, come diceva un vecchio democristiano a proposito del neorealismo, «i panni sporchi vanno lavati in casa». Questo diceva la classe dirigente politica di allora della migliore stagione del cinema italiano. Questo dice adesso della stagione del “neo-irrealismo” telefilmico: non bastano tutte le serie su polizia, carabinieri, vigili urbani, no. Ci vuole ancora più “amor di patria”. Non bastano i medici buoni, competenti e disponibili che sicuramente tutti noi avremo già incontrato in qualunque corsia d’ospedale, no. Ci vuole più attenzione sul loro “straordinario” e sicuramente virtuoso quotidiano.

L’unica via che resta per vedere rappresentazioni un po’ meno “Minculpoppare” del mondo non è cambiare canale, ma cambiare telecomando passando a quello del satellite.

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