Garimberti scrive: “Mi faccio garante della libertà”. Ma in Rai temono sia un ruggito del topo

Paolo Garimberti

Repubblica l’ha ospitata in prima pagina, in Rai però temono che la lettera del presidente della Rai, Paolo Garimberti, avrà l’effetto di un ruggito del topo.

«Caro Saviano – scrive Garimberti – rispondo volentieri alla sua lettera 1 e Le dico subito, in estrema sintesi, come la penso: io sulla libertà non tratto. Ho vissuto un lungo periodo della mia vita in un Paese in cui la libertà non c’era, quell’Unione Sovietica che non esiste più. So dunque molto bene che cosa significa scontrarsi quotidianamente con chi tenta di mettere in gabbia la tua libertà. Sulla libertà non trattavo in Unione Sovietica e non tratto nemmeno in Rai. Mi approprio di una citazione famosa: anche se non condivido la tua opinione farò di tutto perché tu possa esprimerla».

«Questo è il mio convincimento – si legge nella lettera – perché il pluralismo si fa aggiungendo voci e non sottraendone. E la Rai deve saper accogliere tutte le voci. Libertà dunque è poter scegliere ma libertà vuol dire anche e soprattutto responsabilità, non quella faziosità che non rispetta la pluralità delle opinioni, che è il sale della democrazia. E di questa libertà mi faccio garante e per questo confido che, superati i problemi, Lei e Fabio Fazio saprete liberamente confezionare un programma di qualità rispettoso dei principi cardine del Servizio Pubblico che sono, tra gli altri, imparzialità, pluralismo e rispetto della persona».

«Quanto alle sue osservazioni sui problemi avuti e gli ostacoli incontrati spero – continua Garimberti – e non può essere altrimenti, che siano solo lo specchio di una tendenza al ritardo che, lo dico senza mezzi termini, non mi piace per niente. E’ chiaro a tutti, perché è scritto nella legge e nello statuto Rai, che né il Presidente né i Consiglieri di amministrazione possono intervenire direttamente nella gestione operativa dell’Azienda che è demandata al Direttore Generale. Ma di questa tendenza al ritardo, di questo andazzo, ho già parlato in Cda perché finisce per generare polemiche a lettura politica che ci fanno finire sui giornali e danneggiano l’immagine della Rai. Quando non rischia addirittura di incidere economicamente».

«La mia Rai ideale è un’azienda normale – conclude il presidente di viale Mazzini – che sui giornali ci finisce una volta l’anno, magari quando presenta il bilancio, come tutte le società per azioni. E, come industria culturale, ogni volta che c’è una qualche iniziativa o trasmissione meritoria. Buon lavoro, dunque, Saviano, a Lei e Fabio e a tutti quelli che lavorano per il successo di quest’azienda».

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luiss_vcontursi