La7, scelto Cairo. Intreccio politica/tv: Della Valle, l’amico di B., i multiplex

ROMA – La7, resta solo Cairo. Il mercato ha reagito con freddezza, il titolo è sceso,  la decisione, a meno di una settimana dall’apertura dei seggi, infiamma la campagna elettorale. Botta e risposta Bersani-Berlusconi sulla vicenda. Se il primo si interroga  e si preoccupa che non ci siano posizioni dominanti (“Non so se Cairo è collegato a Mediaset, ma chi governa è amico di tutti e parente di nessuno”), il secondo, dopo aver negato rapporti con l’editore che non vede da tempo, attacca a testa bassa l’avversario accusandolo di inviare “fra virgolette un messaggio mafioso,  dicendo aspettate a vendere perché se andrò al governo La7 varrà di più”.

In ogni caso, il cda di Telecom ha deciso: per la vendita dell’emittente tratterà in esclusiva con l’editore torinese Cairo. La mossa in extremis di Della Valle non ha convinto il board: adesso l’imprenditore di Tod’s, per rientrare nella partita, deve sperare che la trattativa  naufraghi (l’obiettivo Telecom è chiudere subito a inizio marzo) o che nel frattempo trovi un accordo con lo stesso Cairo.  Secondo il Fatto Quotidiano, la consegna di La7 “all’amico di B.” (Berlusconi, ndr.) è un brutto colpo all’indipendenza della piccola ma influente rete televisiva, di fatto un consolidamento del duopolio, la “normalizzazione” di un concorrente terzo messo nella condizione di non nuocere.

Anche la manifestazione d’interesse, tardiva, di Della Valle, è stata letta in termini squisitamente politici, nel senso di assetti di potere e controllo dell’informazione e sfruttando popolarità e interesse suscitati dai “campioni” del vivace polo informativo di La 7, i vari Mentana, Lerner, Gruber, Santoro, che avrebbero dovuto essere coinvolti nel progetto Della Valle. A questo proposito, Marco Bassetti, manager di uno dei due candidati a trattare con Telecom, il fondo Clessidra di Claudio Sposito (escluso a vantaggio di Cairo) ammette che non avrebbe avuto remore a stringere accordi con Della Valle, ma che l’affermazione sulla cordata delle «persone che vogliono bene al Paese», “non ci è affatto piaciuta”. La proposta di Della Valle, insomma, è arrivata sicuramente tardi, e sarebbe stata troppo generica per bloccare l’escussione delle due proposte vincolanti che scadeva poche ore il termine del cda.

La proposta è sembrata assumere, si può dire, più i tratti di una mossa dilatoria che di una effettiva congruità industriale. Del resto, se vogliamo restare all’ambito politico della vicenda, chi l’ha detto che Cairo, ex collaboratore e socio d’affari di Berlusconi, possa essere dipinto come una mera estensione del potere di B.? Nicola Saldutti sul Corriere della Sera non disconosce il “legame antico”, ma ricorda come Cairo nella veste di editore “non ha esitato a fargli concorrenza. Adesso il grande salto televisivo”. Più che amico, anche rispetto ad alcune vicende processuali che ne incrinarono il rapporto, Cairo appare più un aspirante  e ben determinato clone del Cavaliere, di cui cerca di imitarne la parabola seguendo passo passo le tracce del suo percorso.

Da un punto di vista industriale, la scelta di Cairo ha le sue spiegazioni razionali: la presunta messa in mora della indipendenza di La 7 sarà valutabile solo al momento della vendita vera e propria, bisognerà vedere bene tra le pieghe del contratto. Al momento si possono mettere dei punti fermi. La proposta del Fondo Clessidra, per esempio, puntava all’acquisto di Ti Media in blocco, cioè le due reti (La 7 e Mtv), in perdita fissa, e i multiplex, la vera dote in termini infrastrutturali: l’offerta oscillava tra i 300 e i 350 milioni, Telecom chiedeva almeno 450 milioni (l’attuale valore di mercato anche considerando l’entrata a regime del nuovo standard televisivo DVB-T2) . I multiplex, le frequenze cioè, rappresentano il business redditizio di Ti Media, utilizzabili anche per veicolare contenuti digitali su internet e telefonia mobile: Clessidra offriva meno del valore di mercato ma era anche l’unico offerente per l’intero pacchetto.

La 7, invece, da un punto di vista industriale rappresenta la “palla al piede” di Telecom che, in questo momento, sta ristrutturando. Se ne libera, praticamente regalandola a Cairo, perché il cda ha deciso di non buttarci più altri soldi (perde 100 milioni di rosso all’anno), peraltro gettati al vento per un presidio informativo di cui non ha il controllo. Detto in soldoni: che ce l’ho a fare Santoro o Mentana se poi li devo strapagare e non mi rispondono a livello editoriale? Cairo si prende La 7 depurata del vecchio debito che Telecom azzera accollandoselo. D’altra parte, tornando a Della Valle, che avrebbe impiegato risorse Tod’s: ciò che non conveniva a Telecom, perché dovrebbe convenire a Tod’s che è molto più piccola, e come avrebbe reagito il mercato con il titolo?

Published by
Warsamé Dini Casali