ROMA – “La figlia di che non sa nulla”, il titolo di “Libero” è tranchant. E ancora: “La Tobagi è stata scelta solo per il cognome, nel 2009 sosteneva Penati, l’esponente del Pd accusato di mazzette”. L’attacco del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro è riservato a Benedetta Tobagi, figlia del giornalista Walter uccisa dai terroristi della Brigata XXVIII marzo il 28 maggio del 1980 a Milano, dopo che il Partito democratico ha fatto il suo nome per una poltrona nel Consiglio di amministrazione della Rai.
Scrive Lorenzo Mottola:
Nata a Milano nel 1977, si è laureata in filosofia. Ha scritto un libro (su suo padre) e fino a oggi ha co-condotto una trasmissione radiofonica che va in onda su Radio2 praticamente all’alba. Altre esperienze: per qualche mese della sua vita avrebbe partecipato alla realizzazione di qualche documentario sconosciuto ai più. Poi si segnala un dottorato in storia presso il dipartimento di italianistica dello University College di Londra («sono ancora una Phd student », ha precisato), cui sono seguite le attività di associazioni e centri di documentazione dedicati al terrorismo e alle mafie. «Si tratta di un’indipendente», dicono i suoi.
E ancora:
Benedetta, infatti, non ha tessere in tasca, ma è stata candidata alle provinciali milanesi nella lista del grande protagonista dello scandalo Sesto: Filippo Penati. «Non mi sarei schierata con lui se avessi sentito un tipo di idealità diverso», diceva all’epoca. Un’affermazione che – oltre alla scarsa esperienza – fa sorgere anche qualche sospetto sul suo intuito. Altre frasi celebri raccolte nel corso della sua avventura con Penati: «Sono rimasta molto colpita dalla idealità del progetto: ridare smalto alla capitale morale del Paese». Ha scelto il candidato giusto. E ancora: «Se dovessi essere eletta terrei fede al mio impegno. Sono una persona all’an – tica. Se dovessi ricevere la fiducia degli elettori mi impegnerei fino all’ultimo». In realtà la Tobagi si dimetterà dopo poco più di un anno per potersi «dedicare allo studio». Il tutto a 33 anni suonati. Ed evidentemente si è trattato di una ripassatina veloce, visto che a distanza di un anno già si già sente pronta per mettersi alla testa di un’azienda mostruosamente complessa coma la Rai. D’altra parte, ha detto lei, «prima di dire sì ci ho pensato molto, ma se si è arrivati a questa decisione di rottura è perché viviamo un momento particolare. E quindi mi è sembrato giusto accettare».
Poi, in conclusione, la stilettata:
Serviva una scossa, serviva qualcuno che di tv non capisse nulla. Un’affermazione che molti anche nel Partito Democratico non sembrano affatto condividere: «Non comprendo», ha detto ieri il suo ex compagno di banco in Consiglio provinciale Roberto Caputo, «ho conosciuto Benedetta Tobagi, la ho apprezzata come scrittrice e come giornalista. Non mi sembra che abbia però esperienze specifiche sia come amministratrice che come esperta televisiva».