La teologia secondo Homer Simpson: a 20 anni dalla nascita del celebre cartoon nato dalla matita di Matt Groening, l’Osservatore Romano tesse le lodi della “stralunata” famiglia di Springfield, sottolineandone, oltre all’irriverenza e all’ironia che la caratterizza, i tratti filosofici e perfino teologici messi in mostra in molte delle 400 puntate finora trasmesse. Lo rende noto l’Ansa.
I Simpson, secondo il quotidiano vaticano, sono «una sintesi impazzita della cultura pop e della tiepida e nichilista middle class americana». E senza di loro, «oggi molti non saprebbero ridere». Un successo, quello del cartoon, che è stato suggellato da 23 Emmy Awards e che lo ha portato “sulle televisioni di tutto il mondo” diventando “la serie animata più lunga mai trasmessa”.
L’Osservatore individua nella serie tv «tratti filosofici e perfino teologici». Anzi, tra i temi che entrano più in gioco nella vita della scanzonata comunità di Springfield «quello del rapporto tra uomo e Dio, è uno dei più importanti e più seri», si legge nell’articolo.
Il quotidiano, a riguardo, cita le interminabili prediche del reverendo Lovejoy – a cui corrispondono regolarmente i sonni di Homer nei banchi in prima fila – o il radicalismo ingenuo di Flanders, vicino di casa dei Simpson. Fino «ai monologhi che i protagonisti rivolgono direttamente all’Altissimo», nei quali, a partire da quelli di Homer, non mancano i riferimenti pungenti alla confusione religiosa e spirituale dei nostri tempi.
Ma che dimostrano allo stesso tempo che «i due, in realtà, si conoscono bene». Come quando, in un episodio, mentre la casa sta bruciando e Springfield è minacciata dai demoni, Homer decide di chiedere udienza proprio a Dio. E sale nel suo ufficio «dove campeggia, in bella mostra sulla scrivania, la scritta: I believe in Me», conclude l’Osservatore.