ROMA – Michele Santoro torna in Rai e scrive un lungo post rivolto a chi lo segue su Facebook per spiegare perché. ”Cari amici, provare a cambiare le cose non è facile, né per me, né per voi, né per nessuno. Stiamo tornando in Rai, sia pure per poche serate; ed è evidente che questa azienda è di fronte ad un bivio storico: o rinnova il concetto e l’offerta di servizio pubblico o apparirà come un inutile ferro vecchio”, comincia così il post con cui Michele Santoro si è rivolto oggi alla community Facebook di Servizio Pubblico – oltre 1 milione di persone – raccontando il motivo del suo ritorno in Rai e la sfida di Italia, il suo nuovo programma in onda mercoledì 5 ottobre alle 21.10 su Rai 2 e che sarà presentato a Roma domani alle 15 (in diretta streaming sui canali social del giornalista).
”Chi parla di nuovi editti bulgari dice enormi sciocchezze ed applica al presente schemi che appartengono ad un passato irripetibile. Oggi la vera dittatura da contrastare è quella delle multinazionali americane che ci hanno inglobato in un universo di consumo dal quale è diventato quasi impossibile sottrarsi. Ma è questa la responsabilità che sento come autore, quella di dar vita a segni in conflitto con la dipendenza da YouTube o da Facebook, quella di convincere la Rai della necessità di non inseguire i modelli di MTV e di Discovery Channel o delle televisioni a pagamento, di quella che io chiamo la televisione a pezzi. È la ricerca di senso – scrive Santoro – che mi appassiona più delle governance e delle baruffe dei consigli d’amministrazione che assomigliano alle liti false dei reality”.
Santoro spiega di aver deciso di lasciarsi alle spalle ”il porto sicuro de La7 fatto di talk consolidati” e di avviare una ”ricerca narrativa che ha bisogno di tempo per maturare e dare i frutti in cui noi speriamo” e cita Robinù, il film documentario sui baby camorristi che ha avuto ottima accoglienza alla Mostra del cinema di Venezia e che arriverà in sala. ”E mercoledì debutta Italia che continua la sperimentazione di un linguaggio fondato su un realismo integrale, crudo e senza mediazioni”, scrive il giornalista che ricorda alcuni programmi originali e memorabili come ”la staffetta per Libero Grassi, la diretta sotto le bombe dal ponte di Belgrado a Raiperuna notte o la straordinaria quanto criticata serata con Silvio Berlusconi.
A questo proposito voglio ricordarvi che siamo stati i primi a mettere in relazione internet e televisione anche per offrire a chi ci seguiva attenzione e totale libertà di critica. Ma bande politiche organizzate al servizio di capi spregiudicati hanno fatto un uso propagandistico di questa opportunità e hanno operato consapevolmente per minare il nostro rapporto, per indebolire la fiducia che si era creata fra noi nel corso degli anni”.