
Quando si pensa alla pluridecennale carriera di Oprah Winfrey è facile chiedersi cosa abbia fatto per riuscire a restare sulla cresta dell’onda per tutto questo tempo. Ma per valutare meglio la portata del suo successo e della sua longevità sarebbe forse più utile chiedersi che cosa non abbia fatto.
E allora, proprio quando il futuro del suo show appare più che mai un’incognita (dovrebbe abbandonarlo per dedicarsi al suo nuovo canale via cavo Own – Oprah Winfrey Network – che però non è ancora partito), il New York Times prova a tracciare un bilancio della sua esperienza e a formulare un decalogo delle sue (non) scelte più azzeccate.
Dal non aver mai creato una propria linea di prodotti al non essere mai finita al centro di scandali, controllando il proprio comportamento in ogni situazione. Dal non essersi mai lanciata in spericolati investimenti che potessero mettere a rischio il suo patrimonio al non essersi mai lasciata coinvolgere in settori imprenditoriali in cui non fosse competente.
Fino all’ultima, recente, decisione: quella di abbandonare (nell’autunno del 2011, dopo un quarto di secolo) il ruolo di padrona di casa dell’Oprah Winfrey Show, mentre il programma è ancora uno dei più seguiti d’America, con un seguito di oltre 7 milioni di spettatori incollati ogni giorno allo schermo.
Anche se Gayle King, amico e socio di Oprah, sottolinea che la scelta «non è stata una scelta d’affari, ma di vita», non è difficile intuire come – ancora una volta – si sia trattato di una di quelle “intuizioni di pancia” che l’hanno fin qui guidata nella sua interminabile ascesa.
«Non penso a me stessa come a una donna d’affari» dichiarò la Winfrey alla rivista Fortune nel 2002. E proprio questo è il punto: una donna d’affari avrebbe sfruttato la propria influenza come opinion-maker (la sua puntata di fine anno sulle “cose preferite”, le rende introvabili sul mercato dopo pochi giorni) per “vendersi” come sponsor ai migliori offerenti o avrebbe tentato di guadagnare qualcosa dai libri che presenta attraverso il suo “club del libro”, una sorta di circolo di promozione letteraria che fa da appendice al suo show (e fa balzare in cima alle classifiche delle vendite qualsiasi titolo lei citi).
Ma i calcoli di convenienza, a quanto pare, non sono il suo pane. Quando decise di appoggiare pubblicamente la corsa di Barack Obama alla Casa Bianca – lei che si era sempre mantenuta al di sopra di ogni disputa politica – in molti parlarono di un suicidio, sostenendo che in questo modo avrebbe perso una grossa fetta del suo pubblico: quella conservatrice.
Il risultato, invece, fu che non solo non perse uno spettatore, ma diede una bella spinta a Obama, diventandone uno degli endorser più potenti.
Al di là di come vada la sua nuova avventura via cavo, c’è chi nelle scorse settimane ha scritto che la cosa positiva, con la fine del suo talk-show, sarà che «le telespettatrici d’America torneranno a pensare con la loro testa». Riflettendoci meglio, forse è proprio questo che Oprah le ha incitate a fare fin dal primo giorno.
