ROMA – “Sì, mi drogavo, ma non è colpa di mio padre”. Una storia “difficile, dura, particolare”, quella raccontata a Domenica Live da Piero Villaggio, figlio di Paolo Villaggio, che ha da poso pubblicato un libro autobiografico per raccontare il suo dramma. E il suo rapporto con l’eroina: “Non è stata colpa sua, sarebbe troppo facile dire così, anche perché ho avuto una sorella che ha vissuto le stesse situazioni e non ha avuto le mie difficoltà”, racconta l’uomo.
“Ho sofferto un’assenza, di mio padre, che era concentrato sul suo lavoro, e di mia madre. Io forse ero più sensibile degli altri e in quel momento avevo bisogno di una guida. E lui, anche se in buona fede, non c’era”.
Piero ha iniziato a usare eroina nel 1979 e solo cinque anni dopo è riuscito a disintossicarsi, anche grazie all’aiuto della comunità di San Patrignano:
“Mio padre se ne è accorto solo dopo un po’ di tempo, ma quando l’ha capito si è trovato impreparato, non sapeva bene cosa fare. Tra noi ora è più semplice, abbiamo trovato un modo di parlarci”.
“Lì per lì mi è piaciuta molto, di colpo mi sentivo a posto, i miei problemi di inadeguatezza erano passati. Il paradiso nascondeva l’inferno. È durato fino al 1984, sono stato anche arrestato con del metadone. Mio padre se n’è accorto dopo due o tre anni. Sono passati 35 anni da allora e 29 da quando sono uscito dalla comunità. All’inizio fu facile mascherarlo. Allora si sapeva poco dell’eroina e del mondo dietro l’eroina. Quando Paolo ha capito non sapeva che dirmi, non era pronto. Non sapeva cosa fare e come rapportarsi. Ora il nostro rapporto è anche più semplice. E anziano, è grande, si cura poco e fa più fatica. abbiamo trovato il sistema per parlarci”.