
ROMA – Rai, canone addio secondo Renzi: più tasse per tutti. Nella riforma del servizi pubblico che si approssima, il disegno di legge che il Governo ha pubblicato sul suo sito, c’è l’abolizione del canone Rai quale piatto forte da somministrare giusto in tempo per le elezioni regionali di giugno. Matteo Renzi, da sempre fautore di una Rai canone-free, potrà fare campagna elettorale galvanizzando i cittadini con la promessa che questo sarà l’ultimo anno di canone Rai.
I 113,50 euro annuali essendo, com’è noto, la tassa più odiata dagli italiani. Slogan talmente efficace da anestetizzare in anticipo ogni possibile contestazione o semplice richiesta di approfondimento. Anche in considerazione del contesto su cui si inserirebbe l’abolizione del canone che, sia pur diminuito nell’entità, risorgerebbe sotto altre spoglie, come il ricorso alla fiscalità generale e tramite, magari, un aumento della bolletta elettrica. Oppure in allegato alla dichiarazione dei redditi.
Oggi il canone è la tassa più odiata e per questo più evasa. Un 30% stabile di italiani, concentrati soprattutto al sud, non paga: un 70% che invece partecipa singolarmente alla raccolta di circa 1,8 miliardi annui, al netto dei furbetti. Si spiega così l’opzione di legare il finanziamento non al mero possesso dell’apparecchio televisivo, ma alla bolletta elettrica che giustifica l’accesso a internet, radio, tv e tutto il sistema integrato delle comunicazioni.
L’impatto del canone in bolletta sarà materia di campagna elettorale o sarà oscurato dal regalo di Renzi? E se la televisione non mi piace? E non è solo un problema di preferenze o snobismo culturale: provate a chiedere se i cartoni animati ai bambini li facciamo vedere sul televisore o in dvd, sul tablet, in streaming ecc…
Come riporta il sito Quifinanza.it, al momento l’impatto delle imposte pesa sulla bolletta per il 50,6%, ossia paghiamo più in tasse e incentivi vari che in effettivo consumo. Secondo le simulazioni presentate nel convegno, l’introduzione del canone Rai in bolletta potrebbe comportare costi aggiuntivi compresi tra il 13% e il 15% per il consumatore medio, e addirittura fino al 26% per famiglie con consumi bassi (1.500 kWh annui). (Liberoquotidiano)
Pagare meno, pagare tutti? Forse, dipende da quale Rai vedremo sugli schermi. L’abolizione del canone sarà concomitante (secondo il piano contenuto del ddl) all’abolizione del tetto pubblicitario per due reti su tre: la terza, pagata esclusivamente dal canone, resterebbe senza pubblicità. Attraverso l’attuazione di questo ddl, si stimano maggiori introiti dagli spot di mezzo miliardo di euro l’anno soltanto per quanto riguarda Rai 1.
Diciamo che il canone servirebbe a finanziare un solo canale, una super Rai Tre che non segue la concorrenza, un canale “culturale” (se si sapesse cosa significa veramente) alleggerito dagli spot ma gravato di tutto ciò che nelle reti libere di affollarne la programmazione senza limite, ostacolerebbe il loro ingresso sul mercato. E’ possibile immaginare una cronaca della sagra paesana nel tg locale/regionale competere con le serie tv più in voga, la De Filippi, il calcio, le ultime uscite cinematografiche ecc…?
Restyling delle due reti senza spot che, inutile girarci intorno, una volta dimagrite, ristrutturate, aggiornate alle regole della competizione, sarebbero più che pronte ed appetibili per essere mese in vendita. Nel frattempo l’escalation degli spot senza limite distrarrebbe ancor più risorse pubblicitarie dagli agonizzanti media frustrati dallo strapotere tv (vuoi mettere mostrare lo stesso spot del tuo prodotto su una pagina online, su quella di un quotidiano, alla radio). Nel sogno di Renzi, abbozzato per ora in forma di disegno di legge, si intravede la privatizzazione della parte di Rai che fa ascolti e un canale di coccio finanziato dalle tasse fra i canali di ferro privati e stranieri cui si sarà spianata la strada.
