Alla fine il “decalogo Masi” non è passato e con questo nemmeno le nuove regole che avrebbero dato al direttore generale ampio potere d’intervento nei programmi di approfondimento. E’ l’esito del consiglio d’amministrazione della Rai che si è concluso ieri: bocciato, quindi, il codice che avrebbe dato a Mauro Masi la possibilità, per esempio, di avere voce anche nella scelta degli ospiti o della scaletta.
Su questo punto c’è stato uno scontro con il presidente Rai Paolo Garimberti e con i consiglieri di opposizione che ha toccato anche l’argomento Tg1: Garimberti ha infatti ribadito le critiche (già espresse a Masi) sulla gestione di Minzolini dopo l’editoriale del Tg1 su Napolitano e il rischio “ribaltoni” in caso di mancate elezioni anticipate dopo un’eventuale crisi di governo.
Alla fine è sta approvata una normativa più generale sul pluralismo dell’informazione. “In verità non c’è stato mai un “codice Masi” e al direttore generale è stato dato mandato per applicare la normativa esistente: come il codice edito e la carta dei diritti”, spiega il consigliere Antonio Verro, in quota Pdl.
La polemica sui talk show era nata dopo che Articolo 21 e Giuseppe Giulietti (Idv), avevano reso noti alcuni passi della cosiddetta “circolare bavaglio” in cui Masi invitava direttori di rete e di testata a evitare che il pubblico degli studi tv intervenisse nei programmi.