
ROMA – Licenziabili sia i membri del Consiglio d’amministrazione che l’amministratore delegato. E’ quanto prevede la Riforma Rai, varata dal governo Renzi la scorsa settimana. Nel testo del ddl reso noto soltanto ora, si legge che i 7 membri del Cda (al posto degli attuali 9) potranno essere rimossi dall’Assemblea dei soci previa autorizzazione da parte della Commissione di Vigilanza parlamentare. Per il licenziamento dell’ad servirà invece il voto del Cda.
Stop anche alle buonuscite milionarie per gli amministratori della Rai, che non potranno essere dipendenti della tv di Stato e resteranno in carica per tre anni. Il disegno di legge prevede infatti che
“all’amministratore delegato in caso di revoca spetti un’indennità pari a tre dodicesimi del compenso annuo”.
L’ad, anche se a termine e licenziabile in ogni momento, avrà potere di nomina diretta dei “dirigenti apicali” (cioè i direttori delle reti televisive o i manager di prima fascia) senza bisogno di un voto favorevole del Cda, che dovrà comunque essere “sentito”. Fino a un potere di spesa di 10 milioni di euro, oltre il quale sarà invece necessaria l’approvazione del Cda.
Nel testo del ddl si legge inoltre che:
“Il governo è delegato ad adottare entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge uno o più decreti legislativi per la disciplina del finanziamento pubblico alla Rai spa sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi: revisione della normativa vigente in materia di canone, tenendo conto della giurisprudenza delle corti superiori […] efficientamento del sistema del finanziamento pubblico della Rai spa in considerazione del livello di morosità riscontrata, dell’incremento delle disdette, dell’analisi costi-benefici nel perseguimento di politiche finalizzate a perequazione sociale ed effettività della riscossione […] l’armonizzazione del sistema di finanziamento al modello societario della Rai spa”
