Michele Santoro lascia: addio alla Rai dopo ventitré anni

Michele Santoro

Michele Santoro lascia la Rai. Nella seduta di ieri, il Consiglio di amministrazione dell’azienda ha approvato un accordo quadro con il giornalista Michele Santoro per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro dipendente, proposto dal direttore generale Mauro Masi.

L’accordo consensuale, secondo quanto spiega Viale Mazzini, “deve essere implementato attraverso contratti applicativi che saranno messi a punto nei prossimi giorni, prevede la realizzazione di nuovi progetti editoriali che verranno realizzati da Michele Santoro nei prossimi due anni”.

Quindi la Rai “continuerà quindi ad avvalersi della collaborazione di Michele Santoro che, in questo modo, avrà la possibilità di sperimentare nuovi generi televisivi attraverso un ulteriore sviluppo del proprio percorso professionale”.

Sono stati sette i voti favorevoli in Cda, mentre si sono astenuti Angelo Maria Petroni e Rodolfo De Laurentiis.

La domanda più insistente che circola in questo momento è sulla sorte di Anno0zera. Marco Travaglio, forse il più indicato per rispondere alla domanda, è stupito come tutti gli altri: “Io non ne sapevo nulla”. Intervenendo alla presentazione del suo libro ad Avigliana (Torino), mostra tutta la sua sorpresa, aggiungendo: “Non era tenuto a dirmi nulla”.

L’esperienza di Santoro in Rai inizia nel 1987, quando prende vita Samarcanda su Raitre e con lei nasce la nuova piazza televisiva, con la gente e le sue proteste in primo piano.

Lo stesso Santoro inventa la figura del conduttore in piedi, molto più di un arbitro in quella che è una vera e propria arena dove si discute fino a litigare.

Dopo Samarcanda, è la volta del Rosso e Nero (1993-1994), poi di Tempo Reale (1994-1996) sempre su Raitre. Quindi Santoro lascia la Rai e va a Mediaset a condurre Moby Dick su Italia 1, dove resterà per circa un triennio.

Rientra a Viale Mazzini con Circus su Raiuno (1999-2000), poi è il turno del Raggio Verde su Raidue (2000-2002).

Silvio Berlusconi che lo accusa di faziosità. Il 16 marzo 2001 Berlusconi irrompe al Raggio Verde con una telefonata in cui intima al conduttore di attenersi alle regole,dal momento che è un dipendente del servizio pubblico.

Santoro chiede alla regia di interrompere la telefonata e chiude così: “Sono un dipendente della Rai ma non sono un suo dipendente”. Al centro delle polemiche infuocate la puntata sullo stalliere di Arcore Vittorio Mangano e sui rapporti tra Marcello Dell’Utri e Cosa Nostra: uno scontro giocato a colpi di esposti da parte di Berlusconi e Forza Italia.

A novembre del 2001 parte Sciuscià su Raidue. Il 18 aprile 2002, Berlusconi, da Sofia, lancia “l’editto bulgaro”: accusa Michele Santoro, Daniele Luttazzi, Enzo Biagi di fare un uso criminoso del servizio pubblico.

Santoro è costretto a lasciare la Rai, e lo fa alla sua maniera: nella puntata di Sciuscià del giorno successivo, il giornalista intona il canto partigiano “Bella ciao”, senza base musicale e con la voce rotta dall’emozione. Il 31 maggio in onda l’ultima puntata: il Cda Rai, a maggioranza di centrodestra, cancella il programma, per “motivi di tutela aziendale”. Verranno licenziati e allontanati dalla Rai anche Biagi (rapporto cessato per scadenza del contratto e non rinnovato) e Luttazzi.

Santoro imbocca la via legale contro la Rai e nel frattempo si candida all’europarlamento con l’Ulivo di Romano Prodi.  Il 19 ottobre 2005 presenta le sue dimissioni da parlamentare europeo per partecipare alla prima puntata del programma televisivo Rockpolitik condotto da Adriano Celentano.

Il giornalista vince la battaglia legale e torna in televisione il 16 settembre 2006 con Annozero: da allora la sua permanenza è costellata di inciampi e attacchi politici. La presenza di Marco Travaglio e di Vauro non aiuta e tra alti e bassi il programma va avanti fino ad oggi. Con la par condicio, l’ultima battaglia: quella di Raiperunanotte.

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Maria Elena Perrero