Un boss legato alla ‘ndrangheta ha ingaggiato due killer per uccidere il giornalista, conduttore di Report e vicedirettore di Rai3 Sigfrido Ranucci e per questo motivo lui, già sotto tutela da anni, si è visto alzare la scorta di livello “h24”.
L’annuncio a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora: “C’è un buontempone che dal carcere avrebbe incaricato due killer stranieri”, ha detto Ranucci.
Interpellato dall’Ansa, alla domanda che significa un buontempone ha risposto: “Era un paradosso, è un uomo molto pericoloso al comando di una piazza del narcotraffico, negli anni passati ha avuto anche legami con il cartello di Pablo Escobar, con la destra eversiva, e non solo. Le indagini sono partite a luglio e a metà agosto quando è stato tramite indagini accertato dagli investigatori che aveva dato l’ordine a due killer stranieri di colpirmi, hanno deciso di intensificare la scorta. Dal 2009 sono sotto tutela. La mia abitazione è già attenzionata, ora è sorvegliata anche di notte”.
“Di fatto”, spiega ancora il giornalista e vicedirettore di Rai3, “non posso muovermi liberamente senza due persone che mi seguono negli spostamenti, ho le macchine sotto case in auto con loro e non posso portare nessuno con me”.
Riguardo al motivo per cui lo vorrebbero uccidere, Ranucci ha risposto: “Ne abbiamo parlato in trasmissione in più di un’occasione”.
Ranucci negli anni aveva ricevuto diverse minacce di morte, come quelle raccontate dal suo stesso programma lo scorso gennaio.
Nella puntata del 4 gennaio, il pregiudicato Francesco Pennino aveva rivelato che Ranucci era stato bersaglio di minacce già nel 2010 da ambienti vicini al boss Beppe Madonia, dopo la pubblicazione del libro Il Patto, scritto con Nicola Biondo, sulla presunta trattativa Stato-mafia.
Report ha aperto la propria stagione ieri con una puntata sui vaccini, ottenendo il 10,4% di share. “Siamo molto contenti, c’è un gran lavoro di squadra. Ecco non mi interessa della scorta intensificata mi cambia poco la vita. Quello che mi preoccupa è la libertà di stampa di inchiesta. E’ chiaro, ora inquirenti e magistratura stanno accertando tutto, stanno facendo riscontri. Certamente, ancora, una volta sono i giornalisti a finire nel mirino che lavorano per raccontare fatti”.
Ranucci ricorda poi – precisando di non collegare con l’episodio in questione – le centinaia di querele ricevute da Report. “Noi non riveleremo mai le nostre fonti, anche se certo siamo bersagliati ad ogni puntata”.