ROMA – ''E' in atto un'ecatombe delle emittenti locali. Il governo Berlusconi, dopo aver fatto incaute promesse, le butta oggi al macero. Vengono 'scippate' 9 frequenze per ogni Regione. Se cosi' rimarranno le cose e non ci sara' una modifica normativa moriranno 200/250 tv locali. E' una delle facce del conflitto di interessi''. E' l'atto di accusa del senatore Pd Vincenzo Vita, della commissione di Vigilanza Rai, primo firmatario di una mozione in materia sottoscritta anche dai senatori Pd Zanda, Adamo, Amati, Armato, Blazina, Carloni, Carofiglio, Della Seta, Di Giovan Paolo, Ferrante, Marco Filippi, Granaiola, Lusi, Magistrelli, Marcucci, Morri, Nerozzi, Perduca, Pinotti, Poretti, Procacci, Ranucci, Anna Maria Serafini, Sircana, Soliani, Vimercati.
La mozione fa riferimento al bando per i multiplex del digitale terrestre e alla gara per le frequenze per i servizi della banda larga mobile, che ''saranno recuperate attraverso riduzione delle frequenze alle tv locali'': in particolare, si ricorda, ''i canali 61-69 della banda 800 dovranno essere liberati entro il 31 dicembre 2012, in cambio di un indennizzo pari a 240 milioni di euro come risarcimento del danno subito'', somma ritenuta ''insufficiente'' dalle tv locali.
Tuttavia, si legge ancora nella mozione, ''il decreto sviluppo ha previsto, altresi', che 'alla scadenza del predetto termine in caso di mancata liberazione delle frequenze, l'amministrazione competente procede senza ulteriore preavviso alla disattivazione coattiva degli impianti avvalendosi degli organi di polizia delle comunicazioni; le tv locali rimaste senza canali potranno affittare uno spazio nei multiplex delle emittenti che hanno mantenuto la possibilita' di essere operatori di rete; cio' nonostante, per far transitare il segnale occorrera' chiedere un passaggio''.
Di qui l'impegno richiesto al governo ad ''assumere iniziative di carattere normativo volte a modificare la regolamentazione in materia – ferme restando le indicazioni comunitarie – per salvaguardare le tv locali, e ripartire la riduzione delle frequenze per 1/3 a carico delle tv locali e per 2/3 a carico di quelle nazionali, come suggerito da diverse associazioni di categoria''.
