La variante indiana arriva in Italia, per l’esattezza a Bassano del Grappa, in Veneto. O meglio, nella città in provincia di Vicenza si hanno i primi due casi “ufficiali”. Ma è possibile che la mutazione stia già circolando nel nostro Paese. A tale proposito, si tiene d’occhio la comunità sikh residente nel Lazio.
Ma cosa sappiamo della variante indiana? Perché ci fa così paura? Sicuramente sulla nostra percezione di pericolo incidono le notizie che stanno arrivando attraverso giornali e tg. L’India attualmente è senza dubbio l’epicentro della morte per Covid. La situazione lì è terrificante. Questo potrebbe indurre a pensare che la variante indiana sia più letale. O almeno più contagiosa.
In realtà non si hanno ancora evidenze scientifiche della effettiva pericolosità di questa variante. Non sappiamo, quindi se sia più contagiosa o meno delle altre. Probabilmente, l’elevata velocità di contagio in India è dovuta anche a fattori ambientali. Stiamo parlando di uno dei Paesi più densamente popolati del mondo. Tuttavia, i prossimi studi sicuramente si concentreranno sulle peculiarità di questa variante. Aldilà del tasso di contagio, interessa studiare i sintomi che può provocare.
Variante indiana in Italia: i casi a Bassano del Grappa, in Veneto
In Veneto è stata individuata anche la variante indiana del Coronavirus. Si tratta di due persone, padre e figlia, rientrate a metà aprile dal paese di origine e residenti a Bassano del Grappa (Vicenza). Lo ha reso noto il presidente Luca Zaia. Per altri due pazienti, residenti in provincia di Venezia, la conferma della presenza della variante indiana si attende dal sequenziamento del genoma in corso all’istituto Zooprofilattico delle Venezie.
Galli: “Non sappiamo se la variante indiana sia più contagiosa”
“È probabile che le varianti brasiliana, sudafricana e nigeriana siano meno responsive agli anticorpi evocati dai vaccini disponibili e che sfuggano alla maggioranza degli anticorpi monoclonali disponibili in commercio. Non sappiamo ancora però, quanto la variante indiana, la E484Q, sia più diffusiva, virulenta e cattiva, anche perché ragioniamo in base alla situazione dell’India. Un Paese che conta 1,366 miliardi di persone, tra cui tantissime in situazioni di indigenza, in un contesto di grande popolosità. Tutte connotazioni queste, che rendono difficile confrontare la diffusione e la letalità dell’India con l’Europa”. Lo spiega a iNews24 Massimo Galli, professore di Malattie Infettive dell’Università Statale di Milano e direttore della clinica malattie infettive dell’Ospedale Sacco, secondo il quale tuttavia esiste il rischio che possa essere pericolosa.
“Nella variante inglese ci sono una quantità di mutazioni. Quella più importante è la N501Y, ed è quella attualmente dominante da noi. Fino a poco tempo fa abbiamo sostenuto che non fosse più cattiva della precedente, ma solo più diffusiva. Adesso invece, uno studio recente ha dimostrato un alto eccesso di mortalità. Ha una capacità di trasmissione dal 30 al 50% in più, coinvolge anche i bambini e i ragazzi. È più grave e mortale, soprattutto sugli anziani. La variante indiana appena scoperta ha due mutazioni qualificanti: la L425R e la E484Q. Nella seconda cambia l’amminoacido della E484K, che caratterizza la variante brasiliana, sudafricana e nigeriana, che provocano una serie di fastidi in più”.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev