TRIPOLI – “Mi portò in bagno, mi legò le mani dietro la schiena e i piedi, mi tappò la bocca e poi cominciò a versarmi acqua bollente sulla testa”. A parlare è la balia della famiglia di Hannibal Gheddafi, il quinto figlio del rais noto per essere insieme alla moglie Aline uno tra i più spietati. La donna di origini etiope si era rifiutata di picchiare la figlia della coppia che non smetteva di piangere e per questo doveva essere punita. Questa tremenda storia è stata raccontata da un reporter della Cnn che l’ha trovata all’interno di una delle ville del figlio del Colonnello ora occupata dai ribelli.
Hannibal Gheddafi e la moglie Aline sono ricordati per aver dato prova del proprio sadismo nell’estate del 2008, quando costrinsero due dei domestici a cercare riparo nella polizia svizzera da angherie e cinghiate. Nulla però, aveva preparato Dan Rivers, il reporter in questione della Cnn, alla scena che si è trovato davanti in una delle residenze del quinto figlio del Colonnello. Magnifica la vista sul mare, degna di una star di Hollywood la piscina, ben rifornita la cantina. L’inventario è quello classico di un potente che non ha fatto nulla per diventarlo.
Rivers stava per allontanarsi quando uno dei ribelli che occupano l’edificio gli ha riferito che qualcuno, in una stanzetta seminascosta, avrebbe voluto parlargli. Si trattava di Shweyga Mullah, balia dei figli della coppia. “Quando sono entrato nella stanza”, racconta Silvers, “dapprima ho pensato che indossasse una sorta di cappello o qualcosa sul viso. Fu terribile quando ho realizzato che aveva il cuoio capelluto e la faccia coperti da ferite e croste, la sua faccia era un orrendo patchwork”.
La moglie di Hannibal l’aveva punita, tre mesi fa. Aline aveva perso la pazienza, perché la figlia non smetteva di piangere e la balia si era rifiutata di picchiarla. “Mi portò in bagno”, ha raccontato, “mi legò le mani dietro la schiena e i piedi, mi tappò la bocca e poi cominciò a versarmi acqua bollente sulla testa”.
Shweyga, 30 anni, era arrivata un anno fa dall’Etiopia. Nei primi sei mesi del suo impiego tutto andava bene, poi arrivarono le prime torture, delle quali sanno qualcosa Hassan e Mona (nomi falsi), i domestici che tre anni fa denunciarono Hannibal e la moglie alla giustizia elvetica. La coppia fu arrestata, lui in galera per un paio di giorni, lei in un centro medico. Una volta a Tripoli, si vendicarono. Due imprenditori svizzeri furono arrestati e trasferiti in carcere per dieci giorni. Ne venne fuori una crisi diplomatica tra Tripoli e Berna, che si concluse con le scuse della Svizzera e il ritiro della denuncia da parte dei due domestici.
Una delle guardie della villa portò Shweyga in ospedale, ma fu minacciata da Aline. “Non mi lasciarono dormire per tre giorni”, continua la balia in un filmato della rete televisiva, “mi lasciarono al freddo fuori dalla porta, senza cibo e lei minacciò le guardie: “Se le date del cibo, riceverete lo stesso trattamento”.
Un domestico del Bangladesh ha confermato il racconto di Shweyga, e ha aggiunto che lui stesso era continuamente picchiato e frustato. “Ho lavorato un anno intero senza essere pagata un centesimo”, dice Shweyga, piangendo, “adesso voglio andare in ospedale. Non ho denaro. No ho nulla”.
(Video sconsigliato ad un pubblico sensibile)