ROMA – Da una parte Alessandro Sallusti, dall’altra Paolo Mieli. In mezzo i processi di Berlusconi, la Procura di Milano e il Corriere della Sera. Questi i protagonisti e gli argomenti di un’accesa discussione andata in onda su Raitre, alla prima puntata di Ballarò dopo la decisione della Cassazione di anticipare al 30 luglio l’udienza del processo Mediaset che vede Berlusconi imputato.
È partito all’attacco Sallusti: “Si dà già per scontato che quella sentenza è scritta, perché in realtà è già scritta”. Secondo il direttore del Giornale il Corriere della Sera sarebbe colpevole di aver lanciato “lanciato un’appello mafioso alla Cassazione“. “L’appello mafioso” sarebbe un articolo di Luigi Ferrarella su Corriere, che paventava la possibilità che la sentenza del processo Mediaset potesse slittare di un anno.
Sallusti fa partire tutto dal 1994, dall’anno della discesa in campo di Berlusconi e della vittoria di Forza Italia alle politiche. Nel novembre di quell’anno, il premier Berlusconi, nel giorno in cui presiedeva un G8 sulla criminalità, si vide recapitare un avviso di garanzia da un titolo del Corriere della Sera, che anticipava di poche ore le mosse della procura di Milano e del suo pm Antonio Di Pietro:
“C’è un’anomalia. Tutta questa vicenda parte da un’anomalia, da un avviso di garanzia inviato dal Corriere della Sera a Silvio Berlusconi. Io c’ero al Corriere. Inizia il calvario giudiziario di Berlusconi. Il Corriere della Sera è stato artefice di una bufala della Procura della Repubblica e si fa protagonista anche della fine di questa avventura. Secondo me non è una coincidenza. Ci dobbiamo chiedere di chi è il Corriere della Sera in questo Paese. Se parliamo del Corriere della Sera parliamo della prima banca d’Italia. E’ il giornale che fa da gazzettino alla Procura della Repubblica di Milano. E oggi ha lanciato un avviso mafioso alla Corte di Cassazione, dicendo: occhio che se fai quello che devi fare Berlusconi la scampa anche stavolta. Per cui non fare quello che devi fare e cambia il comportamento”.
Il Corriere, secondo Sallusti, è da vent’anni “la voce delle toghe milanesi”.
Mieli però non ci sta e ricorda a Sallusti come nel 1994 fosse stato proprio lui a impaginare (lo scoop fu dei cronisti Gianluca Di Feo e Goffredo Buccini, Sallusti era il caporedattore) la notizia dell’avviso di garanzia a Berlusconi. Replica, stizzito,
“Sul ruolo del Corriere non ho molto da dire. Merito del Corriere di avere in questo campo i migliori giornalisti italiani da vent’anni, tra i quali vent’anni fa, nel momento in cui ‘mandammo’ l’avviso di garanzia a Berlusconi, c’era anche in un ruolo di rilievo Sandro Sallusti”. Mieli lancia poi una frecciatina a Sallusti: “Lui sa come andarono le cose. L’ha più volte raccontato. Se lui potesse dire una sola notizia di un padrone, di un potere forte…”. Ma il direttore de Il Giornale non ci sta e risponde per le rime: “I direttori del Corriere della Sera erano due: tu e Borrelli”.
La vicenda dell’avviso di garanzia infiamma il dibattito. Mentre Sallusti sostiene che quell’avviso fosse falso, per Mieli invece era una notizia da dare. La discussione scivola poi sul personale: “Noi, giornalisti di quell’epoca eravamo nelle mani dei procuratori della Repubblica, in maniera a critica e supina, molti lo sono tuttora, come molti colleghi del Corriere della Sera”, attacca Sallusti. E ancora: “Sarà una coincidenza ma tu pochi anni dopo hai fatto un endorsement per Romano Prodi”. Replica Mieli: “È una coincidenza allora se tu sei andato al quotidiano di Berlusconi”. Sallusti: “No, una scelta”. Conclude Mieli: “E la mia? Non puoi pensare che anche la mia sia una scelta?”
Guarda il video della discussione fra Mieli e Sallusti: