SANTIAGO DEL CILE – L’incendio che da una settimana circa sta distruggendo il Parco Nazionale delle Torres del Paine, nella Patagonia cilena, una delle mete naturalistiche più famose del mondo visitata ogni anno da oltre centomila turisti, è in parte sotto controllo. I vigili del fuoco sono infatti riusciti ad arginare alcuni degli incendi boschivi favoriti dal clima secco dell’estate australe e dai caratteristici venti impetuosi, che in pochi giorni si erano propagati a dismisura. In fumo sono andati fino ad ora almeno 11mila ettari di foreste, prati e sterpaglia, su una superficie pari a quasi il 4 per cento di quella totale dell’area protetta, 2400 chilometri quadrati.
Oltre al clima secco, i roghi sarebbero stati provocati dall’incuria dell’uomo. La rete televisiva NTN24 ha fatto il nome del primo arrestato: si tratta di Rotem Zinger, turista israeliano in viaggio in Patagonia, accusato di aver provocato parte degli incendi.
Nei giorni scorsi, dopo aver convocato un vertice di emergenza il presidente del Cile Sebastian Pinera, ha annunciato la chiusura immediata del parco, che si protrarrà almeno per l’intero mese di gennaio. Più di settecento persone sono dovute essere evacuate. Il governo ha inviato sul posto centinaia tra pompieri, specialisti del Genio e guardie forestali, impegnati nel disperato tentativo di riportare le fiamme sotto controllo con l’ausilio di quattro aerei e un elicottero. “Stiamo affrontando una situazione estremamente complessa, uno scenario estremo”, ha ammonito però Vicente Nunez, responsabile dell’Onemi, la locale Protezione Civile, a causa tra l’altro della topografia particolare. Il movimento ecologista ‘Accion Ecologica’ ha peraltro rivolto dure critiche alle autorità, definendo “lenta” la risposta all’emergenza e contrapponendola alla rapidità e all’implacabilità con cui sono state stroncate le recenti proteste studentesche.